NAPOLI – Luciano Elia è stato condotto in una casa di lavoro. Gli inquirenti lo ritengono un tempo a capo del clan. Un ex boss del centro storico. I poliziotti del commissariato San Ferdinando gli hanno notificato una misura di sicurezza: sarà in una casa di lavoro per due anni.
Era stato scarcerato pochi giorni prima, quando aveva lasciato il carcere a Melfi ed era tornato al Pallonetto di Santa Lucia. La libertà è durata poche ore. Il Tribunale della Sorveglianza aveva emesso la misura di sicurezza della casa di lavoro. Sia chiaro, non è una misura cautelare: Elia non è accusato di nulla. E non è una condanna: non ha pene da espiare.
La misura non detentiva
Si tratta di una misura non detentiva prevista dal codice penale, che indica il lavoro come strumento di rieducazione e reinserimento sociale del reo. Infatti il provvedimento è legato sempre a una condanna. Ma torniamo a Luciano Elia, che è difeso dall’avvocato Giuseppe De Gregorio. Il sessantenne è stato rintracciato dagli agenti del commissariato San Ferdinando e accompagnato in un istituto in provincia di Caserta. Ma è una tappa transitoria: sarà presto trasferito nella casa di lavoro.
Il figlio ucciso nel 2011
Luciano Elia un tempo era un volto noto alle cronache nel centro storico. Nell’ottobre 2011 il figlio 18enne fu ucciso con un colpo di pistola al corso Vittorio Emanuele. Ciro Elia aveva 18 anni ed era incensurato. Lo trovarono un giorno d’autunno in fin di vita con un colpo alla testa sulla discesa dell’Ospedale militare. I negozianti del quartiere dissero che non c’entrasse nulla con la camorra. Più tardi si è detto che il responsabile fosse stato esiliato dal quartiere. Ad ogni modo il caso non è stato mai risolto. Ma i vicoli sanno tutto. Oggi al Pallonetto di Santa Lucia sono cambiate tante cose. Le inchieste e gli arresti hanno indebolito la vecchia guardia. Però lo Stato fa fatica a entrare nel ventre molle della città. Nonostante siano passati decenni.
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