NAPOLI – Ave, o Maria, piena di audience, Saviano è con te. Davvero struggente, la lettera che Roberto Saviano affida al settimanale Oggi e in cui si rivolge a Maria De Filippi. La conduttrice di “C’è Posta per Te”, infatti, ha conquistato la copertina del numero di questa settimana del magazine edito dalla Rcs di Urbano Cairo (come il Corriere della Sera, di cui Saviano è oggi la firma di punta, dopo essere stato scaricato dalla Gedi degli Elkann/Agnelli).
“Forza Maria”, è il titolo: “Non sarai mai sola”. E infatti seguono le lettere degli “amici di Maria” che tentano di tirare su l’autrice televisiva dei record, recentemente rimasta vedova del marito Maurizio Costanzo e “orfana” del creatore di Mediaset, Silvio Berlusconi.
E cosa ha da dire lo scrittore condannato per plagio a “Maria la Sanguinaria”, come è stata ironicamente soprannominata da Dagospia, il sito di informazione di Roberto D’Agostino che per primo ha dato la notizia, seguito da Libero? Incredibile, almeno per chi non lo conosce, ma vero. Il guru della sinistra chiede alla regina delle tv fondate da Silvio Berlusconi, regista della coalizione di centrodestra, di riprenderlo nella trasmissione “Amici”, come ha già fatto in numerose occasioni. “Fu un successo incredibile – scrive entusiasta – e credo sia ancora qualcosa che dovremmo fare”.
Ovviamente tranquillizza la conduttrice: non parlerebbe di mafia, né di camorra. E nemmeno di politica: “Portare insieme i libri in televisione. Maria riuscirebbe a portare migliaia di non lettori alla lettura”. Certo, lui ha a cuore la diffusione della lettura. Infatti quando ha copiato gli articoli di Cronache di Napoli e di Caserta lo ha fatto per portarli all’attenzione di un pubblico più ampio, come per Dostoevskij. Nel primo caso, purtroppo, si è “dimenticato” di citare la fonte.
Strano che il suo appello alla De Filippi arrivi subito dopo che la Rai gli ha sbattuto la porta in faccia. Lui ovviamente ha accusato nemmeno troppo velatamente il governo di avergli tappato la bocca per difendere la camorra. Chissà se dirà la stessa cosa della De Filippi, se per caso anche lei dovesse snobbare l’“offerta che non si può rifiutare”. Ma c’è anche un’altra “urgenza”, per Saviano. Il prossimo 24 ottobre, infatti, si terrà l’udienza davanti alla Corte di Appello di Napoli per la quantificazione del risarcimento che lo scrittore e la Arnoldo Mondadori Editore Spa, casa editrice della famiglia Berlusconi che ha pubblicato Gomorra, dovranno versare alla Libra Editrice per il plagio degli articoli di Cronache nel romanzo.
C’è da immaginare che anche stavolta Saviano abbia fretta di tirare fuori, come fa puntualmente e come ha fatto diverse volte anche in questa occasione, le stesse storie trite e ritrite, risalenti a 20 anni fa, per gettare fango sui giornali da cui ha copiato, forse nella errata convinzione che questo possa in qualche modo influenzare i giudici napoletani.
D’altra parte, nel procedimento civile per plagio è coinvolta un’azienda il cui presidente è Marina Berlusconi, figlia di Silvio e sorella di Piersilvio, che casualmente è il presidente della Mediaset, l’azienda che manda in onda le trasmissioni di Maria De Filippi. Magari Saviano potrebbe cogliere l’occasione per dimostrare davvero di essere un paladino della legalità: invece di attaccare i soliti giornali locali che gli hanno fatto causa per plagio (e che hanno ottenuto una sentenza che ha accertato definitivamente che il copia-incolla c’è stato), potrebbe raccontare di come la casa editrice di “Gomorra”, la Mondadori, sia stata acquisita dalla famiglia Berlusconi.
Potrebbe raccontare del processo che si è concluso con la condanna definitiva del’ex avvocato della Fininvest Cesare Previti e del giudice della Corte di Appello di Milano Vittorio Metta, per l’acquisto della sentenza di annullamento del lodo arbitrale che consegnò la Mondadori al gruppo Berlusconi, soffiandola alla Cir di Carlo De Benedetti.
Lo scrittore ‘comodo’ (per i potenti)
NAPOLI (uc) – Il rapporto tra Roberto Saviano e Silvio Berlusconi è sempre stato burrascoso, ma solo in superficie. Il primo ha dedicato la laurea honoris causa in Giurisprudenza, conferitagli dall’università di Genova, ai magistrati che indagavano sul caso Ruby. Il secondo disse che la mafia è conosciuta all’estero grazie a La Piovra e Gomorra. A ben vedere, però, le risse tra i due assomigliano alle scazzottate dei film di Bud Spencer e Terence Hill. Niente sangue, niente lividi, puro rumorismo. Non una parola da parte di Saviano sul boss Vittorio Mangano stalliere ad Arcore, né sulla partecipazione di Berlusconi alla P2, nè sulla corruzione nella vicenda del lodo Mondadori, né sulle inchieste di Massimo Giletti e del Fatto Quotidiano sui rapporti tra Berlusconi e la mafia. E ovviamente Berlusconi non ha mai detto una parola sul caso del plagio in “Gomorra”. D’altra parte, Saviano non ha mai speso una parola contro il suo ex editore ai tempi della Repubblica, Carlo De Benedetti, né sulla famiglia Elkann/Agnelli, attualmente proprietaria del gruppo Gedi, che edita sia Repubblica sia La Stampa.
Attacca in continuazione, soprattutto in vista delle scadenze processuali, la Libra Editrice e i giornali che gli hanno fatto causa per il plagio degli articoli dei cronisti locali in “Gomorra”, Cronache di Napoli e Cronache di Caserta. Per farlo ha spesso additato i titoli del Corriere di Caserta sul processo agli assassini di Don Peppe Diana, vittima innocente della camorra. Ma non ha mai detto che all’epoca di quei titoli la Libra Editrice, che gli ha fatto causa per plagio, non era l’editrice del Corriere di Caserta. Uno dei titoli che mostra come esempio di “macchina del fango”, in particolare, “Don Diana a letto con due donne”, lo scrisse l’allora direttore del Corriere Antimo Fabozzo, oggi caporedattore centrale de La Stampa. Un anno dopo quel titolo, la Editoriale La Stampa decise di comprare il 48% delle quote dell’allora società editrice del Corriere. L’operazione fu annunciata nel corso di una conferenza stampa che si tenne all’hotel Excelsior, a Napoli, alla quale presero parte lo stesso Fabozzo, l’allora direttore de La Stampa Marcello Sorgi e personaggi del mondo politico come l’allora sindaco di Napoli Antonio Bassolino, Alfonso Pecoraro Scanio e Amato Lamberti.
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