CASAL DI PRINCIPE – La cassa comune, ogni cosca confederata con un nuovo leader, i capi zona e le batterie di affiliati che facevano sentire la presenza della mafia sul territorio spacciando droga e chiedendo il pizzo: il clan dei Casalesi era riuscito a riorganizzarsi. Ma l’indagine della Dda è stata in grado, nell’inverno dell’anno scorso, di demolire quasi tutti i progressi realizzati dall’organizzazione. Come? Facendo scattare 34 arresti. E quell’attività investigativa, che si è concentrata soprattutto sui gruppi Bidognetti e Schiavone, ha fatto emergere anche come il clan era tornato ad avere a sua disposizione ingenti quantità di armi. Chi si occupava di fornirle, su richiesta, alle varie famiglie mafiose, sarebbe stato Vincenzo Di Caterino, alias ‘o piattar. Ipotesi che negli ultimi mesi è stata confermata ai magistrati della Dda da Vincenzo D’Angelo, genero di Cicciotto ‘e mezzanotte, al secolo Francesco Bidognetti, e dallo scorso dicembre collaboratore di giustizia. “Occultava per conto degli Schiavone armi di vario tipo, anche da guerra”. Il pentito ha anche indicato chi lo riforniva di questo materiale: si tratta di soggetti che si trovano a Santa Maria Capua Vetere e altri che, invece, hanno base a Roma. E su di loro, a quanto pare, la Dda starebbe ancora indagando. Di Caterino era pronto a procurare armi anche alla cosca Bidognetti ed infatti, ha riferito D’Angelo, in varie occasioni gli aveva chiesto se avesse bisogno pure lui, come esponente del gruppo di Cicciotto, di armi. Un altro business che Di Caterino avrebbe gestito all’interno del clan è quello del noleggio di auto. Recentemente ‘o piattaro è stato coinvolto in un’inchiesta della Dia e della polizia di Stato tesa a far emergere il nuovo patto che sarebbe stato stretto tra gli eredi di Antonio Bardellino, attivi nel Basso Lazio, e una frangia di Casalesi.
Tornando all’indagine sugli Schiavone e sui Bidognetti, ha generato due filoni giudiziari. È alle battute finali quello in corso al Tribunale di Napoli a carico di 31 imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Sono Nicola Sergio Kader, Nicola Garofalo, Antonio Lanza, collaboratore di giustizia, Giosuè Fioretto, ex cognato di Francesco Bidognetti, Giacomo D’Aniello, Giovanni Stabile, Antonio Stabile, Gianluca, Katia e Teresa Bidognetti, figli del capoclan Francesco, Vincenzo D’Angelo, Federico Barrino, Annalisa Carrino, Francesca Carrino, Agostino Fabozzo, Marco Alfiero, Francesco Cerullo, Emiliana Carrino, Carlo D’Angiolella, Onorato Falco Clemente Tesone, Giovanni Della Corte, che avrebbe guidato la cosca Schiavone tra il 2020 e il 2022, Franco Bianco, Salvatore De Falco, Vincenzo Di Caterino, Giuseppe Di Tella, Giuseppe Granata, Felice Di Lorenzo, Francesco Sagliano, Francesco Barbato e Luigi Mandato. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni, detenzione illegale di armi, droga e ricettazione.
E’ ancora alle fasi iniziali, invece, il processo che coinvolge gli imputati che hanno scelto di affrontare il dibattimento.
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