Napoli. Clan Di Lauro, colpo alla ‘cupola’: ventotto arresti

Fermato Lamonica, che negli ultimi dieci anni era diventato il manager degli artisti

NAPOLI – Scacco matto al clan Di Lauro. Ne sono certi in Procura. Ventotto arresti in un giorno solo. All’alba di ieri i carabinieri hanno fermato Vincenzo Di Lauro, F2, figlio del boss Paolo, Ciruzzo o milionario. Non solo. Anche Umberto Lamonica, una sorta di organizzatore di eventi. Imprenditore. Nell’ultimo periodo aveva assunto la veste di manager: faceva venire nel quartiere cantanti e artisti. In dieci anni aveva costruito un nome. E’ tra le persone condotte in carcere. Difeso dall’avvocato Gennaro Pecoraro. In dieci anni Umberto Lamonica si era rigenerato. Non è bastato. Arrestato anche Daniele Volpicelli, incensurato, considerato l’autista di Di Lauro.


L’ordinanza è lunga 1833 pagine. E traccia i profili di tutti gli indagati. Ci sono due gruppi distinti: Di Lauro e Vanella Grassi. Mai in guerra, in nome degli affari. Tra i fermati due fratelli imprenditori Alessandro Nocera e Gennaro Nocera, i consulenti finanziari Pietro Granata e Mario Castelli e due professionisti esperti in aste giudiziarie Decio Silvestri e Massimo Landolfo. All’alba di ieri è scattato il maxi blitz nel quartiere Secondigliano: i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Provinciale hanno eseguito l’ordinanza cautelare nei confronti di 28 indagati, ritenuti indiziati a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta aggravata agevolata, associazione a delinquere, aggravata dall’aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri. Contestualmente è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro. Il provvedimento emesso dal gip su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Gli investigatori fanno sapere che le verifiche sono state coordinate dalla Procura della Repubblica, dirette a ricostruire l’operatività del clan Di Lauro nell’arco di tempo tra il 2017 ed il 2021. Tutto in continuità rispetto alle indagini per la cattura del latitante Marco Di Lauro (arrestato il 2 marzo 2019). Hanno documentato la ristrutturazione organizzativa della consorteria pur nel rispetto delle tradizionali regole imposte da Paolo Di Lauro (Ciruzzo ’o milionario detenuto al 41bis dal 2005 e non indagato), tra cui l’assunzione del comando da parte del fratello maggiore d’età non detenuto. La Procura ha ricostruito la gerarchia: una sorta di piramide. Dominus era Vincenzo Di Lauro, 48 anni, secondogenito del boss ergastolano. Il gip Luca Della Ragione nell’ordinanza descrive così Di Lauro: “E’ la figura che all’attualità tiene insieme molte ‘anime’ del clan e, con quelle, molti e variegati affari”. Insomma una sorta di deus ex machina. Indagato a piede libero Salvatore Di Lauro, altro figlio di Paolo Di Lauro.

Tony Colombo e Tina Rispoli in cella“Hanno finanziato le attività del clan”

Di Lauro, comanda sempre il fratello maggiore libero

NAPOLI (giule) – E’ sempre il fratello maggiore libero a comandare. Anche la Procura conosce la regola aurea e punta i riflettori nella direzione giusta. Le indagini si orientano sulle intercettazioni telefoniche e sulle dichiarazioni dei pentiti. Gli inquirenti ci hanno lavorato anni per chiudere il cerchio.
Nel frattempo la cosca del Rione dei Fiori ha cambiato pelle. Agli inizi degli anni duemila nei quartieri di Scampia e Secondigliano ci fu una sanguinosa faida tra il clan Di Lauro e gli Scissionisti. Una guerra di camorra. Ma dopo poco è cambiato tutto. I dilauriani hanno perso la lo scontro. E le gerarchie sono state stravolte. Dopo gli arresti di Paolo e Cosimo Di Lauro a prendere le redini del clan nel 2015 sarebbe stato Vincenzo Di Lauro, F2. Le indagini dei carabinieri cominciano nel 2017 e terminano nel 2021. Nel frattempo i riflettori non si abbassano mai e il 2 marzo 2019 viene arrestato Marco Di Lauro, in fuga da quattordici anni (estraneo all’indagine di oggi). La cattura di Marco Di Lauro (quarto figlio), ha riportato sotto i riflettori la famiglia del boss Ciruzzo ’o milionario, una delle più potenti mai esistite nell’area nord della città. Lo chiamavano il milionario perché si dice che ai tavoli di poker si sedeva sempre con le tasche piene di soldi.
In quel periodo gli affari dei Di Lauro andavano a gonfie vele, perché Paolo Di Lauro sapeva far ‘girare’ i soldi a favore di chi gli stava intorno. Poi lo scontro con gli scissionisti ha stravolto la mappa e i Di Lauro sono caduti in declino. Come raccontano i magistrati, Vincenzo a differenza dei fratelli aveva intrapreso la strada della discontinuità nelle scelte strategiche del clan. Considera infatti il clan come una sorta di ‘azienda di famiglia’. Ma torniamo all’inchiesta di ieri con i ventotto arresti. Secondo la Procura, Raffaele Rispoli era ritenuto referente delle attività nel settore del traffico di stupefacenti e del contrabbando del TLE. Diego Leone viene indicato nel settore delle estorsioni e della turbativa delle aste giudiziarie; Vincenzo Menna nel settore del contrabbando del TLE e del riciclaggio. Umberto Lamonica, partecipe, quale incaricato nel settore delle estorsioni; Angelo Milone e Marco Minichini, partecipi, incaricati della gestione di alcune società. Questa mattina si svolgeranno gli interrogatori di garanzia.

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