La camorra nel Comune di Caivano, 18 arresti NOMI E FOTO

CAIVANO – Subito dopo il blitz dello scorso 10 ottobre, quando lo scandalo dei rapporti tra clan e amministratori pubblici travolse Caivano, la prima sensazione che si ebbe fu quella di trovarsi di fronte all’incipit di una nuova, inquietante, saga giudiziaria. L’inizio, insomma, la prima fase. Tant’è che la voce comune era la seguente: “Non è finita qui”. Ventidue giorni più tardi, quella sensazione si è rivelata fondata. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Dda nei confronti di 18 indagati raggiunti, a vario titolo, da gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di associazione di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e reati contro la pubblica amministrazione. Nuova ordinanza di misura cautelare in carcere per Giovanbattista Alibrico, detto Giamante, politico di lungo corso nonché consigliere comunale uscente; Raffaele Bervicato, dell’omonima famiglia criminale e ritenuto luogotenente del clan Gallo-Angelino; Armando Falco, segretario cittadino di Italia Viva, nipote dell’ex sindaco Enzo Falco; Domenico Galdiero; Raffaele Lionelli; Martino Pezzella, tecnico comunale; Vincenzo Zampella, dirigente comunale; Carmine Peluso, ex assessore ai Lavori pubblici.
Provvedimento anche Antonio Angelino, alias tibiuccio, boss in carcere da luglio, Gaetano Angelino, Giovanni Cipolletti e Massimo Volpicelli. Raggiunti da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari gli imprenditori Angelo Natale, Domenico Amico, Giuseppe Bernardo (ex consigliere comunale), Vincenzo Celiento, Domenico Della Gatta e Antonio D’Ambrosio.
Indagati a piede libero Michela Amico, di Gricignano d’Aversa, Domenico Celiento, Teresa Peluso, Francesco Peluso, detto Mangano, e Arcangelo Della Rocca, ex assessore comunale.
I provvedimenti scaturiscono da un’intensa attività investigativa condotta dai militari dal novembre 2022 a luglio 2023 – svolta sotto costante direzione del pool anticamorra napoletano – che, in sintesi, ha consentito di far emergere una concreta infiltrazione della criminalità organizzata di Caivano nelle attività di governo e amministrazione del Comune di Caivano e, in particolare, nella gestione degli affidamenti degli appalti per i lavori pubblici. Nella specifico, gli elementi raccolti durante le indagini hanno permesso ipotizzare con ragionevole certezza che:
l’organizzazione criminale riusciva ad ottenere da parte dei pubblici amministratori l’indicazione di notizie riservate relative all’aggiudicazione degli appalti in modo da poter indirizzare le richieste estorsive;
in più di una occasione, i pubblici dipendenti si ponevano come intermediari tra gli imprenditori e i camorristi nella richiesta del pagamento delle estorsioni, ovvero nel ritiro del denaro;
gli stessi imprenditori, se da una parte erano vittima della richiesta estorsiva, dall’altra riuscivano ad ottenere gli incarichi attraverso dazioni corruttive ad amministratori e dirigenti comunali compiacenti.
Il blitz di ieri mattina costituisce il prosieguo di quella che il 10 ottobre scorso ha portato all’esecuzione di nove fermi di indiziato di delitto. In particolare, oltre ai soggetti già destinatari di misura restrittiva e per i quali il giudice di Napoli ha confermato la misura cautelare, vi sono ulteriori 9 indagati tra cui Antonio Angelino, alias Tibiuccio, considerato a capo del gruppo criminale di tipo camorristico operante su Caivano e sei imprenditori edili, destinatari della misura degli arresti domiciliari, ai quali sono contestate dazioni corruttive in favore di politici e dipendenti del Comune, finalizzate ad agevolazioni relative alle gare di appalto bandite dall’Ente.
Per tutte le persone coinvolte nell’inchiesta della Dda vale, ovviamente, la presunzione di innocenza: il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

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