NAPOLI – Sgominato un altro clan. Questa volta a finire sotto i colpi dello Stato è stata la cosca degli Abbinante, egemone nell’area Nord del capoluogo partenopeo. Una “permanente vitalità criminale della storica organizzazione familistica che ha imposto da tempo la propria presenza, anche fisica, al Monterosa, riorganizzando le proprie fila” attorno alla figura di Antonio Abbinante, detto zio Tonino, uscito di prigione. É il quadro entro cui si colloca il gruppo Abbinante, attivo a Scampia, periferia nord di Napoli, ‘ultimo’ clan di camorra e protagonista anche delle sanguinose faide degli inizi degli Anni 2000. All’alba, i carabinieri della Compagnia Stella hanno assestato un duro colpo al clan: in 37 sono stati raggiunti da ordinanze di custodia cautelare in carcere, domiciliari e divieto di dimora. In 20 sono stati spediti in cella, uno invece, è stato ristretto ai domiciliari. Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. Tutti reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Nelle 502 pagine dell’ordinanza, gli inquirenti hanno documentato l’egemonia del clan: piazze di spaccio aperte 24 ore al giorno, estorsioni, taglieggiamenti, la ‘mesata’ agli affiliati. Una ‘mesata’ che varia a seconda della ‘condizione’: mille euro per i liberi, 800 euro per i detenuti. Il gruppo – ha scritto il gip Nicola Marrone – si ricompatta e sana fratture interne quando Antonio Abbinante è tornato libero. In sua ‘assenza’ a reggere il clan, ma in maniera temporanea, ci sono state ‘le giovani leve’: Arcangelo (indagato, per lui non è stata disposta alcuna misura cautelare) e Francesco Abbinante, quest’ultimo colpito loro nel blitz scattato all’alba di ieri dei carabinieri della Compagnia Napoli Stella, che hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. La ‘caratura’ del clan cresce e si rafforza quando Antonio Abbinante, detto zio Tonino, torna libero. Fino al 2004, tra i più vicini al boss Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo ‘o milionario. Erano gli anni in cui ci fu la prima faida di Scampia, che fece sprofondare Napoli nel terrore. In quel momento, gli Abbinante si staccarono dal clan Di Lauro, per affiliarsi al cartello degli Amato-Pagano. Scampia, per il clan, è “casa nostra”. Tutto ciò che accadeva doveva passare al loro vaglio e avere un ‘ok’. E’ una camorra che impone pane, formaggi, latticini, prodotti di prima necessità: i negozianti del quartiere erano costretti a rifornirsi di merce solo da imprenditori scelti dal clan e questi stessi imprenditori erano obbligati a pagare per il ‘privilegio dell’esclusiva’. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia Stella e della Stazione di Scampia, diretti e coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno documentato l’attività del clan Abbinante nel quartiere Scampia e, in particolare, nelle proprie “roccaforti” del Rione Monterosa, Ises e zona della “33”. Il clan – hanno evidenziato gli inquirenti – ha rappresentato una “struttura operativa stabile, unitaria e verticistica, con ripartizione di ruoli e compiti funzionali ad assicurare la continuità e sistematicità del traffico di droga, svolto senza soste nelle “piazze di spaccio” statiche e dinamiche, ovvero quelle con consegna all’acquirente dello stupefacente ordinato telefonicamente”. La lotta alla camorra non si arresta con il blitz di ieri, lo Stato non abbasserà di certo la guardia.
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