Disabile abusato, umiliato e picchiato: arrestati tre giovanissimi. Tre ragazzi che la vittima, un 17enne di Sant’Antimo con problemi cognitivi, conosce da anni. Tre ragazzi che reputava amici. Tre ragazzi che, stando alle ricostruzioni di due Procure, gli hanno fatto vivere un vero e proprio inferno. Ieri i carabinieri della tenenza di Sant’Antimo hanno eseguito tre ordinanze di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emesse dal Tribunale di Napoli Nord e dal Tribunale per i Minorenni di Napoli su richiesta delle rispettive Procure.
Gli indagati rispondono ai nomi di Lorenzo Ferraiuolo Barbuto, 20 anni, Giuseppe Guadagno, 19 anni, e Vincenzo Verde, 18 anni. I tre sono gravemente indiziati, in concorso tra loro e a vario titolo, di atti persecutori e violenza sessuale di gruppo in danno del minore, con l’aggravante di aver agito approfittando della debolezza psichica e del ritardo cognitivo della vittima. Si tratta di un gravissimo caso di bullismo ai danni del minorenne portatore di handicap, che ha visto operare le due Procure in stretto coordinamento tra loro.
L’attività di indagine ha permesso di raccogliere diversi elementi nei confronti dei tre indagati, amici della vittima che, con ripetute aggressioni fisiche, violenze verbali, ingiurie, offese, insulti e atti denigratori come sputi, palpazioni genitali e finanche urinando sul ragazzino, hanno cagionato al minore un perdurante e grave stato di ansia e paura. A causa delle violenze subite, la giovane vittima aveva paura di andare a scuola, di poterli incontrare, di uscire. In un primo momento ha tollerato i comportamenti degli amici.
Comportamenti che si sono fatti via via sempre più gravi. Alcuni episodi sarebbero stati anche ripresi con degli smartphone. I filmati sono stati poi inviati su un gruppo WhatsApp. Altri video, nei quali si vedono schiaffi e azioni denigratorie, sono stati pubblicati su TikTok. E sono ancora lì, sul social network cinese. I fatti oggetto di indagine sono avvenuti lo scorso marzo ed emersi solo in seguito al successivo intervento della madre della vittima, che si è rivolta ai carabinieri di Sant’Antimo, attivando così le investigazioni dirette dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord e dalla Procura della Repubblica per i Minorenni di Napoli.
Nella sua querela, datata 14 settembre, la donna ha allegato quattro video presenti nella galleria dello smartphone del figlio. Filmati presenti anche nei cellulari degli indagati. Una storia che va raccontata partendo da un presupposto fondamentale: per gli indagati vale il principio della presunzione di non colpevolezza. I reati sarebbero stati compiuti a casa della vittima e anche in strada.
Come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Vincenzo Saladino, i tre si “portavano quasi quotidianamente a casa della persona offesa fingendosi suoi amici solo per schernirla e dare sfogo alle proprie frustrazioni sistematicamente sul minore aggredendolo fisicamente con pugni, calci, spintoni, schiaffi e tirate di capelli ed offendendolo continuamente anche per il suo handicap”. Non solo: “In una occasione lo aggredivano fisicamente anche in strada percuotendolo e sputandogli in faccia”.
Il contenuto dell’ordinanza è agghiacciante: “In un episodio Barbuto lo trascinava a terra e lo percuoteva brutalmente con schiaffi, calci e pugni, tirandogli contro scatole, grucce, cuscini e quanto altro presente in camera del ragazzo. Gli sfilava poi una scarpa e lo colpiva anche con questa mentre Verde e Guadagno guardavano la scena, incitavano Barbuto e ridevano del minore: successivamente Barbuto e Verde trascinavano il minore nella botola delle scale, scaraventandolo giù con violenza e in quell’occasione Verde lo colpiva al capo e poi gli sputava contro e infine Barbuto urinava sul minore anche vantandosene mentre i correi non solo assistevano e riprendevano i fatti, ma lo denigravano deridendolo”. In un’altra occasione, la vittima è stata colpita con una mazza.
Ma il peggio doveva ancora venire. Nel provvedimento del gip emerge una sequenza choc. Un giorno il disabile è stato afferrato con violenza e picchiato con schiaffi, calci. Uno dei tre ‘amici’ gli ha posto i genitali (dopo essersi abbassato il pantalone e gli slip) sul capo e in prossimità del viso; inoltre, gli ha afferrato le mani costringendolo a toccargli i suoi genitali. Il tutto con la fattiva compartecipazione morale dei ‘compari’, che lo incitavano a continuare, ridendo, e che provvedevano filmare la scena.
La vittima non riusciva a raccontare il suo inferno. Non l’aveva rivelato nemmeno alla madre. “Mi vergognavo”, ha detto il 17enne quand’è stato ascoltato dagli inquirenti il 16 settembre: “Loro abitano in zona, nei pressi di casa mia. Prima loro venivano a casa mia a trovarmi e stavamo insieme; ci vedevamo il pomeriggio. Mia madre a volte non c’è quando vengono loro. Di Solito stiamo sopra in camera mia. La mia casa è fatta a due piani. C’è un piano terra e la mia stanza è al primo piano. Ci si arriva attraverso una scala a chiocciola. Io dormo da solo. Di solito loro vengono sopra in camera mia, e mia madre rimane giù… ad un certo punto loro sono cambiati con me. Da marzo sono cambiati.
E’ successo diverse volte quello che accade nei video. Non ricordo quando sono accadute queste cose. L’ho raccontato a mamma per non farli più venire a casa. Mi fa dispiacere raccontare queste cose. Loro mi picchiavano quando venivano a casa mia; mi davano pugni, calci. Non mi davano schiaffi. Lorenzo mi picchiava. Giuseppe faceva il video e Vincenzo guardava, Non mi ricordo se Vincenzo oltre a guardare diceva qualcosa. Sì, mi ricordo quando mi hanno fatto la pipì addosso. E’ successo solo quella volta del video, nel senso che dopo quella volta del video non è successo, prima invece era già successo. Prima di marzo erano successe sempre le stesse cose, che mi picchiavano, mi spingevano, invece la pipi addosso l’hanno fatta solo quella volta, Solo quella volta mi hanno sputato addosso”.