Giuseppe Diana, alias Peppe ‘o biondo, ha fatto parte del clan Zagaria: a stabilirlo è stato il Tribunale di Napoli con il verdetto, letto ieri pomeriggio, emesso dal giudice Ivana Salvatore. L’imprenditore, genero di Elvira Zagaria, sorella del capoclan Michele Capastorta, è stato condannato a 6 anni di reclusione. Per il palazzo di giustizia partenopeo, l’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Maurizio Giordano è riuscita a dimostrare l’adesione di Peppe ‘o biondo alla cosca di Casapesenna dal 2009 al 2011, ma non negli anni successivi, quando ha abbandonato l’Agro aversano per dedicarsi, insieme al fratello Raffaele, all’edilizia. Il pm della Dda, a conclusione della requisitoria, aveva proposto una pena più dura: 12 anni. Diana, assistito dagli avvocati Sabato Graziano e Guido Diana, non è sottoposto a misure cautelari: è libero.
Dal 2009 al 2011, Peppe ‘o biondo, stando alla tesi della Procura di Napoli, si è occupato di curare la latitanza e gli spostamenti di Michele Zagaria, di trasmettere i suoi messaggi verso gli associati e viceversa, di mantenere stabilmente i contatti del boss per la gestione del clan con gli altri affiliati, fra cui Giovanni Garofalo ‘o marmolaro, Michele Fontana, Carlo Bianco, Ulderico Ciccarelli e Armando Zagara. Peppe ‘o biondo, inoltre, sarebbe stato incaricato proprio da Garofalo, braccio destro di Capastorta, di gestire le entrate finanziare del clan attraverso la raccolta dei proventi derivati dall’imposizione delle slot machines nei bar di Casapesenna, San Marcellino e Trentola Ducenta.
Quando ‘o marmolaro venne arrestato nel 2011, Diana lo avrebbe sostituito nel coordinare il business delle slot. Le motivazioni alla base della sentenza saranno depositate dal giudice Salvatore entro i prossimi 90 giorni. Una volta esaminate, la difesa del 37enne di Casapesenna sicuramente presenterà ricorso in Appello. E non è da escludere che lo stesso possa fare il pm Giordano, ritenendo che ci sono prove sufficienti anche per collegare le recenti attività imprenditoriali dell’imputato alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi (ricostruzione respinta dal Tribunale di Napoli).
Diana affronterà a breve anche un processo dinanzi alla Corte d’appello di Firenze con l’accusa di aver messo in piedi, insieme al fratello Raffaele e ad Antonio Esposito una rete di imprese attiva tra la Toscana e l’Emilia Romagna per commettere reati di riciclaggio e frodi, attraverso l’emissione di fatture false, e intestazioni fittizie di beni, il tutto per favorire il clan dei Casalesi. In primo grado, con rito abbreviato, rispetto a tale accusa è stato assolto, ma il pubblico ministero Giulio Monferini, che ha coordinato quell’inchiesta, ha presentato ricorso e ora la posizione di Peppe ‘o biondo, del fratello, di Esposito e di altri 4 imputati sarà rivalutata dai giudici di secondo grado di Firenze.