Un’intesa tra criminali italiani e nigeriani per far arrivare in Campania chili e chili di droga dal Sudamerica, dall’Africa e dall’Olanda: è il tema dell’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che rischia di portare a processo 8 persone. Un’attività investigativa complessa, condotta dai carabinieri della stazione di Grazzanise, che ha dimostrato come il litorale domizio sia diventato negli ultimi anni uno snodo importantissimo per lo smercio di narcotici non solo per le piazze di spaccio di Terra di Lavoro, ma anche per quelle di Napoli. In questo sistema, che ha il suo epicentro in Castelvolturno, un ruolo centrale lo assumono sempre con più forza le gang straniere.
Il capo dell’organizzazione
Approfittando dei vuoti di potere determinati dall’abile lavoro della Dda, che è riuscita a infliggere duri colpi all’ala bidognettiana del clan dei Casalesi che storicamente controlla i business illeciti sulla costa casertana (entrando in contatto anche con le mafie di Napoli Nord), hanno esteso il loro ascendente criminale senza incontrare resistenze. Ed infatti, l’indagine, ora seguita dal magistrato Francesco Raffaele della Dda di Napoli, a dimostrazione della centralità che i gruppi stranieri hanno nei business malavitosi radicatisi ora in Campania, ha individuato proprio un nigeriano come capo dell’organizzazione che ha curato l’importazione in Italia di chili e chili di droga.
Un uomo chiamato “Goodluck“
Si tratta di Anyanaisi Goodluck Ubani, 38enne nigeriano e residente a Napoli, che, insieme a Rosaria Di Giacomo (la sua posizione è stata stralciata), avrebbe controllato il gruppo criminale dedicato a far arrivare in Italia ingenti quantitativi di eroina e cocaina. Come? Gestendo una rete di corrieri, spesso italiani, con base a Napoli e Castelvolturno, finanziando gli acquisti dai fornitori all’ingrosso e procurando i mezzi di trasporto per far arrivare lo stupefacente.
Il mondragonese
Nello stesso gruppo avrebbe avuto un ruolo chiave pure Bruno Mauro, 40enne di Mondragone: per gli investigatori, era l’addetto a curare gli aspetti logistici dell’organizzazione e, in particolare, a tenere i contatti con i corrieri in rappresentanza dei capi e a reclutarli, a inviare loro i biglietti aerei. E tra questi corrieri, i militari dell’arma hanno individuato Antonino Mauro, 63enne di Melito di Porto Salvo, e Massimo Laudato, 42enne di Castelvolturno: avrebbero soprattutto trasportato la droga dall’Olanda alla Svizzera per poi farla arrivare in Italia.
L’ala napoletana
L’indagine ha coinvolto anche altri quattro soggetti ritenuti estranei all’organizzazione guidata dal nigeriano, ma comunque colpevoli, secondo la Dda, di aver trafficato o spacciato droga: si tratta del napoletano Pasquale Esposito, 33enne, di Erminio Di Meo, 24enne originario di Sant’Antimo, ma residente a Castelvolturno, di Rosario Solipano, 51enne, anche lui di Napoli, e Anna Di Giacomo, 64enne castellana. Ad assistere gli imputati gli avvocati Mirella Baldascino, Luca Pagliaro, Carlo De Pascale, Rosaria Gentile, Angelo Peccerella e Teresa Amato. Gli 8 imputati, da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile, affronteranno l’udienza preliminare a dicembre dinanzi al giudice Valentina Giovanniello del Tribunale di Napoli.
Le nuove vie della droga
Da quale parte del mondo giungono la cocaina e l’eroina distribuite al dettaglio a Castelvolturno e a Napoli? Alle rotte classiche, che negli anni novanta e agli inizi del duemila hanno permesso alle cosche locali di avere lo stupefacente da vendere, ora si sono affiancate nuove vie. E a tracciarle hanno contributo le indagini dei carabinieri di Grazzanise, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. A sovrintendere su alcuni di questi tragitti ci sono criminali nigeriani, che occupano posizioni di vertice in organizzazioni malavitose dove gli italiani ricoprono ruoli subalterni.
L’eroina proveniente dal Kenya
Uno dei protagonisti di questo nuovo scenario sarebbe Anyanisi Ubani, individuato come il capo di un’associazione criminale che, almeno nel periodo compreso tra il 2018 e il 2019, ha saturato di stupefacenti il litorale domizio e Napoli. Risulta che Ubani sia riuscito a introdurre in Italia eroina proveniente dal Kenya, passando anche per la Romania. Secondo quanto dichiarato dalla Procura di Napoli, tra il 20 agosto e il 22 settembre di 4 anni fa, Ubani avrebbe importato con la complicità di altri individui circa 3.200 chilogrammi di droga in Italia.
Il corridoio sudamericano
Il Kenya, posizionato nella parte orientale dell’Africa, è caratterizzato da una varietà geografica che spazia dalle pianure dell’entroterra alle montagne dell’Altopiano del Kenya e alle coste sabbiose dell’Oceano Indiano. La sua diversità culturale e ambientale lo rende un punto di origine intrigante per il traffico internazionale di droga. Un’altra rotta seguita da Ubani parte dalla Guyana, attraversa la Francia e approda a Castelvolturno. La Guyana, situata sulla costa settentrionale del Sud America, è caratterizzata da una ricca biodiversità amazzonica e da una popolazione multiculturale. Nel corso del 2018, i carabinieri hanno documentato il trasporto di 4.674 chilogrammi lungo questa via.
Il giro europeo
Ubani non esiterebbe a utilizzare anche rotte più consolidate nel traffico di droga, partendo dall’Olanda, toccando la Svizzera e giungendo infine a Napoli. Il nigeriano è stato in grado di organizzare un frenetico via vai di corrieri che hanno attraversato diverse città europee, tra cui Amsterdam, Basilea, Monaco di Baviera, Dusseldorf, Costanza, St.Gallen, Zurigo, Renens e Pully, con Castelvolturno e Napoli come tappe di arrivo.