Ucciso dalla camorra davanti alla sua famiglia, affiliato al clan condannato dopo 30 anni

Giovanni Vargas, a sinistra la sede della Corte di Cassazione a Roma
Giovanni Vargas, a sinistra la sede della Corte di Cassazione a Roma

Aveva 30 anni. Tammaro Caiazzo, di Villa Literno, venne assassinato a Pinetamare, in contrada Gabbiani, davanti agli occhi della mamma, della cognata e del nipote di quattro anni. Era il 18 agosto del 1994. Per quel delitto, Giovanni Vargas, 50enne di Casale, ex esponente del clan, ha incassato una condanna irrevocabile: 9 anni di reclusione. La Cassazione ha confermato la sentenza che aveva emesso la Corte d’Assise d’Appello il 24 novembre 2022, respingendo il ricorso del suo legale, l’avvocato Angelo Raucci.

La difesa aveva chiesto ai giudici romani di annullare quel verdetto sostenendo che la pena irrogata non corrisponde al minimo edittale, nonostante il riconosciuto minore dolo: la Corte aveva evidenziato, infatti, il ruolo marginale di Vargas nell’omicidio, chiarendo che la sua partecipazione era avvenuta solo all’ultimo momento, su reclutamento dell’esecutore materiale. Ma queste circostanze, dice la difesa, non hanno influito come dovevano nel calcolo della pena. E l’Appello, secondo l’avvocato, avrebbe dovuto pure concedere le circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto alle aggravanti. La prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Barbara Calaselice, ha risposto picche alle richieste del legale, giudicando la motivazione della Corte d’assise di appello congruente e non arbitraria. E ha ricordato che la comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti è discrezionale e non censurabile in Cassazione.

Caiazzo e i familiari erano a bordo di una Fiat Uno quando da un’altra auto venne esploso un colpo di pistola di grosso calibro che si conficcò nella carrozzeria. Il liternese, per evitare che anche parenti rimanessero coinvolti nella sparatoria, scese dall’auto riuscendo però a fare soltanto pochi passi: i sicari lo raggiunsero e fecero fuoco. I proiettili lo raggiunsero alla nuca ed alla schiena. Vargas accompagnò il killer che fece fuoco sul luogo dell’avvistamento della vittima, permettendo l’esecuzione del delitto, sostituendo il fratello Roberto, risultato poi indisponibile, che era stato preposto inizialmente a svolgere questo ruolo. A distanza di diversi anni da quel delitto, Vargas rese alla Dda anche informazioni sulla dinamica dell’agguato

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