Gerusalemme, 2 apr. (LaPresse/AFP) – Il 3 gennaio Netanyahu aveva annunciato un programma in base al quale circa 38mila migranti entrati illegalmente nel Paese, perlopiù eritrei e sudanesi, avrebbero dovuto lasciare il Paese e, in caso di rifiuto, avrebbero rischiato il carcere. Dal 4 febbraio le autorità avevano cominciato a notificare ai migranti, tramite lettere, che avevano tempo fino alla fine di marzo per lasciare volontariamente Israele. Dal momento che Israele riconosceva tacitamente che era troppo pericoloso rimpatriare sudanesi ed eritrei nei loro Paesi di origine, aveva offerto di ricollocarli in altri Paesi africani, secondo i cooperanti Paesi come Ruanda e Uganda. Dalla comunicazione di oggi, emerge che non c’è più alcuna necessità di inviare i migranti in Paesi terzi come appunto Ruanda e Uganda.