Milano, 3 apr. (LaPresse) – “Nessuna sindrome da ‘trombato’, oggi fra chi non è stato ricandidato o non è stato rieletto in Parlamento” perché nell’era grillina, in cui la politica come professione è stata stigmatizzata, “l’onorevole ormai appare sempre più come un borsista”. Parola di Alessandro Meluzzi psicologo, psicoterapeuta, criminologo, ed ex deputato e senatore, intervistato da LaPresse.
DOMANDA. Nessun effetto collaterale per gli attuali orfani del seggio?
RISPOSTA. Oggi essere ‘trombati’ fa parte di un ciclo naturale. I parlamentari avvertono la loro inanità. Essere deputato e senatore è un po’ come fare il presidente di seggio. Difficilmente appare come una appartenenza e una professione, quanto piuttosto come qualcosa che può capitare.
D. Cosa accadeva ieri? E cosa è cambiato rispetto al passato?
R. Quando c’erano i partiti chi perdeva il seggio in molti casi continuava ad andare in transatlantico: partecipavano a riunioni di partito, commissioni e avevano la sensazione di restare in gioco. Ma allora i partiti c’erano. Oggi invece contano i grandi poteri burocratici-finanziari. Il potere si è spostato fuori dalle assemblee elettive e dai governi, in una grande oligarchia planetaria, che ha le sue radici nei nuovi potentati economici burocratici finanziari, mediatici e tecnologico- scientifici. Le decisioni sono prese dalle lobby, nelle corporazioni finanziarie e dall’Europa di Juncker e della Merkel. Gli Stati nazionali sono svuotati di capacità decisionali, come le Camere, del resto.
D. Quale è stato il fattore di svolta? Cosa si prospetta con la guerra dichiarata dai grillini ai vitalizi?
R. Dal dopoguerra fino alla prima repubblica, fare parte del parlamento era il punto di arrivo di un ‘cursus honorum’ che magari iniziava in una sezione della Dc, del Pci, del Psi. A Palazzo Madama e a Montecitorio si approdava dopo una trafila, dall’elezione al consiglio comunale o di quartiere, passando magari per quello provinciale e poi regionale. I politici, una volta che non erano rieletti, non venivano abbandonati dai partiti. C’era il sottogoverno: finivano a fare i presidenti delle casse di risparmio. Il partito funzionava non solo da base di reclutamento, ma anche da ammortizzatore sociale dei professionisti della politica. Un tempo c’era chi collezionava anche 8/10 legislature. Sono cambiate le regole, anche quelle per i vitalizi con la scure pronta sugli assegni degli ex onorevoli. Ci sono sempre più parlamentari che ne fanno solo una di legislatura.
D. Oggi cosa accade nella dinamica psicologica di chi non viene rieletto?
R. La non rielezione alla fine è diventata solo un fatto di spostamento sociologico. Si crea una massa di marginali-emarginati con un livello di competenze sempre più basse. Ed è sempre più difficile che un grande chirurgo vada a ‘buttare’ 5 anni a premere bottoni dove si rende conto di non contare praticamente niente.
D. La comparsa di nuovi soggetti sulla scena politica incide? Il neodeputato M5S Lorenzo Fioramonti ha definito Montecitorio come “un posto surreale, in cui migliaia di persone si aggirano spesso fingendo di fare qualcosa” con “tanti ex-parlamentari che tornano all’ovile, perché forse nel mondo ‘reale’ non sanno come sopravvivere”. Che ne pensa?
R. Alla fine è proprio nell’era dei 5 stelle che sta passando una percezione in cui il parlamentare è un lavoro per disoccupati, non un vero lavoro però: qualcosa di precario. C’è una trasformazione antropologica del politico. Il seggio da onorevole lo assimilerei a una borsa di studio per giovani disoccupati.
D. Anche lei ha fatto un’esperienza parlamentare, poi finita. Come la ha vissuta?
R. Ho fatto il deputato e il senatore due vite fa, da 40enne. Ma non ho mai abbandonato la professione in quelle due legislature.
D. C’è un senso di colpa dopo il voto del 4 marzo fra i dirigenti politici nei dem, che devono elaborare la sconfitta?
R. Ma che colpa ha uno che non ci può più fare nulla? La politica non decide più, il parlamento è stato svuotato di potere con la crisi dei partiti. I corpi intermedi sono stati annientati. Non decideva nulla il Pd e non decideranno nulla i 5 stelle: la stanza dei bottoni è altrove.