Roma, 5 apr. (LaPresse) – “E’ amaramente ilare sentire dirigenti del nostro partito sostenere che i nostri elettori ci hanno dato il mandato di andare all’opposizione, augurandosi di vedere presto un governo fatto dai principali avversari politici. Verrebbe da dire che ci han già pensato gli elettori”. Così Sergio Chiamparino in un intevento su Repubblica. “Essere minoranza in Parlamento non vuol automaticamente dire essere all’opposizione, tanto più in un sistema a base proporzionale, ma, soprattutto, non vuol dire rinunciare a portare avanti le questioni che riteniamo decisive per il paese – insiste – su questa base senza cercare accordi di governo, occorre capacità di confronto in Parlamento, escludendo qualsiasi intesa con la destra sovranista, con la disponibilità a non lasciare solo il paese qualora, come possibile, esplodessero le contraddizioni del populismo e del sovranismo”.
Nella sconfitta del Pd “Ci sono stati errori politici, programmatici e comportamentali accumulati negli ultimi anni che sono esplosi”, continua Chiamparino. “Pensare di decidere il futuro del Pd in un’assemblea che inevitabilmente riflette gli equilibri politici del passato congresso sembra difficile; qualsiasi leadership sarebbe inevitabilmente prigioniera di tatticismi manovristici dei vari capi corrente, di maggioranza come di opposizione – aggiugne – Decisamente meglio andare ad un congresso che coinvolga la base, con mozioni e candidature che si misurino con analisi e proposte sulle questioni di identità del partito e sugli errori politici e programmatici di questi anni di modo che tutti possano trovarsi di fronte alle proprie responsabilità. Se poi anche cosi dovessero continuare a prevalere logiche di appartenenza correntizia verso logiche di comunità politica, allora si entrerebbe in un’altra storia a cui però non vorrei rassegnarmi”.