Si comincia a delineare lo scontro che appassionerà la politica campana dei prossimi mesi: De Magistris ha lanciato il guanto di sfida a Vincenzo De Luca. La poltrona di governatore della regione Campania è la posta in palio. Mentre a Roma va in scena ‘elezioni si elezioni no…
Abbandonato il ‘sogno’ del partito degli arancione
In Italia, e soprattutto nel meridione, va così: più che a rispondere alle esigenze di cittadini ridotti allo stremo, privi di servizi essenziali, nella morsa della miseria dilagante, alle prese con una servizio sanitario negato, i nostri governanti che fanno? Pianificano il loro futuro politico. Fatto di scalate: poltrone più ambite, crescita di potere e scelte mediaticamente remunerative. De Magistris era mosso da un’ambizione: quella di assurgere al palcoscenico (qualcuno lo definisce teatrino…) della politica nazionale. Ripercorrendo magari le esperienze dell’ex collega Antonio Di Pietro. I fallimenti delle sue sindacature gli hanno consigliato di puntare a palazzo Santa Lucia, sicuramente più alla portata, considerando gli eventuali competitori.
Non disturbate i manovratori: De Luca e De Magistris
De Luca e De Magistris accomunati dall’insofferenza oramai cronica per giornali e giornalisti non omologati. Hanno scelto, ognuno il suo, strumenti che consentano loro di pontificare senza contraddittorio. E, settimanalmente o quando gli eventi lo rendono necessario, ci propinano balle (o ecoballe nel caso del salernitano De Luca) oppure finte rivoluzioni (l’“ammuina” positiva prospettata ma mai attuata dal sindaco De Magistris).
Ma i cittadini danno segnali di insofferenza…
La vittoria di un salernitano alle regionali scorse era difficile da pronosticare. L’antagonismo atavico che insiste tra i cittadini della provincia napoletana e quelli della provincia salernitana fu allora messo da parte dagli elettori partenopei: bisognava punire la politica dell’uscente Stefano Caldoro. Distintosi per il suo essere forte con i deboli e debole con i forti. Risultato: De Luca in trono e Caldoro alla porta.
Al peggio non c’è limite…
E la storia recente ci racconta che il rimedio è stato peggiore del male. Un personaggio che ci ha sommerso di promesse non mantenute, di nomine clientelari, di figli che si occupano di gestione di settori delicati dell’amministrazione regionale senza avere alcun titolo se non quello dello status di figlio del capo. E che addirittura riesce a gratificare il suo pargolo con uno scranno in parlamento grazie al ‘rottamatore’ del partito democratico, al secolo Matteo Renzi. Questo è stato Vincenzo De Luca, nel silenzio generale di osservatori e soloni della politica nostrana.
E ora?
Il centrodestra è sostanzialmente assente. Mara Carfagna, vera plenipotenziaria delle truppe berlusconiane, ha avallato ed avalla atteggiamenti consociativi che impediscono al suo partito di fare una opposizione seria al malgoverno di De Luca. D’altronde, con personaggi del calibro di Luigi Cesaro o di Aldo Patriciello (il primo parlamentare nazionale, il secondo europeo) che hanno investito il grosso delle loro ingenti risorse economiche nel settore della sanità convenzionata in Campania, è difficile immaginare una contrapposizione reale…