NAPOLI – Corruzione elettorale. Terremoto giudiziario al Comune di Cercola e nel quartiere Ponticelli.
La Procura ipotizza voti comprati per 30 e 20 euro. Uno scambio elettorale politico mafioso. Il clan Fusco Ponticelli (con il supporto dei De Micco-De Martino) avrebbe messo le mani sulle amministrative di Cercola dell’anno scorso, comprando voti a 30 euro al primo turno e 20 euro al ballottaggio nel quartiere Caravita. Tra i 15 indagati dell’inchiesta per voto di scambio c’è anche il candidato sindaco Pd Antonio Silvano, uscito sconfitto dalle urne. Va detto che per Silvano la Procura non ha chiesto misure cautelari. E’ indagato a piede libero. Emerge dalle 240 pagine dell’ordinanza cautelare, eseguita dai carabinieri nei confronti di 7 persone (6 sottoposte alla misura in carcere, una agli arresti domiciliari). Il carcere è stato disposto per Giuseppina De Micco, 50 anni, Sabino De Micco, 25 anni, Giusy De Micco, 30 anni, Antonietta Ponticelli, 43 anni, Salvatore Capasso, 45 anni, e Pasquale De Micco, 51 anni. Ai domiciliari il 75enne Giovanni De Micco.
Tra gli arrestati c’è la candidata consigliera comunale Giusy De Micco, all’epoca parte della lista Europa Verde. Per gli inquirenti, tramite il padre e il fratello (Giovanni De Micco e Sabino De Micco, quest’ultimo consigliere della VI Municipalità), avrebbe versato 1.800 euro per ottenere un pacchetto di una sessantina di voti. In pratica i 1.800 euro sarebbero stati consegnati a Giovanni De Micco e Giuseppina De Micco. I fatti. Secondo la ricostruzione della Procura, gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di scambio elettorale politico-mafioso, nonché di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare le associazioni di tipo camorristico denominate clan Fusco-Ponticelli e De Micco-De Martino, operanti sul territorio di Cercola e nell’area orientale di Napoli compresa tra i territori di Ponticelli, Barra e S. Giovanni a Teduccio.
In particolare, all’esito delle indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco e della tenenza di Cercola, emergeva che gli indagati, in occasione della tornata elettorale per le elezioni amministrative del comune di Cercola, fissata nelle date del 14 e del 15 maggio del 2023 e del successivo ballottaggio del 25 e 26 maggio, avrebbero creato, con una perfetta organizzazione e suddivisione di compiti e ruoli, un meccanismo volto ad inquinare l’esito delle suddette consultazioni elettorali. Sempre secondo le forze dell’ordine, il clan Fusco-Ponticelli avrebbe pagato fino a 50 euro per comprare ciascun voto in occasione delle elezioni amministrative a Cercola. Per le indagini coordinate dalla Dda di Napoli – pm Henry John Woodcock e Stefano Capuano, procuratore Nicola Gratteri – fondamentale è stato il trojan installato sui cellulari di alcuni indagati.
Sempre stando alla ricostruzione della Procura, la compravendita di voti però non ha dato i suoi frutti: i candidati non sono stati eletti, malgrado il presunto esborso. Insomma qualcosa non ha funzionato. Non è tutto. Le verifiche sono tuttora in corso, fanno sapere gli investigatori dell’Arma. Dalle indagini emerge che sarebbe stata anche chiesta la restituzione del denaro dopo avere scoperto che gli elettori a cui si erano rivolti in realtà non avevano votato il candidato indicato. Non solo. Qualcuno avrebbe preso soldi da più candidati, scatenando anche invettive moraliste da parte di qualche indagato. Tutti potranno chiarire la loro posizione nelle prossime ore. Tra gli avvocati difensori Giuseppe Milazzo ed Edoardo Napolitano.
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