CASAL DI PRINCIPE – Era il 6 dicembre 2011 quando fece scattare 57 misure cautelari. Parliamo dell’indagine Il Principe e la (scheda) ballerina, coordinata dalla Dda di Napoli. E i temi centrali di quell’attività investigativa sono sostanzialmente racchiusi proprio nel nome che gli inquirenti le affibbiarono: la costruzione del centro commerciale ‘Il Principe’, mai avvenuta, su cui sarebbe stata pronta ad investire la mafia locale, e le elezioni su cui sempre parte della criminalità organizzata, secondo l’accusa, aveva disteso i propri tentacoli. Un’inchiesta a dir poco complessa che aveva coinvolto, in prima battuta, 73 persone, dando vita poi a diversi filoni processuali.
E a quasi 13 anni dal giorno del blitz, alcune delle persone che furono tirate in ballo in quell’indagine stanno ancora affrontando il processo di secondo grado. Si tratta degli imputati che, dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda, hanno optato per il rito abbreviato, evitando il dibattimento, e per i quali la Cassazione nel 2021 dispose l’annullamento della sentenza di Appello rinviando gli atti relativi alle loro posizioni ad una nuova sezione della Corte partenopea. E ieri dinanzi a quella corte, il sostituto procuratore generale Lorenzo Salazar ha tenuto parte della sua requisitoria proprio per quegli imputati. Per l’imprenditore Nicola Palladino, che era già stato assolto in primo e in secondo grado, la Procura ora vuole condannarlo per concorso esterno al clan a 6 anni e 8 mesi. La Cassazione annullò il verdetto di non colpevolezza ritenendo che la Corte partenopea, sbagliando, non aveva riaperto l’istruttoria così come aveva chiesto l’accusa (cosa che è stata fatta, invece, nel nuovo iter). Proposti 5 anni e 8 mesi per Luigi Corvino (nato nel 1966), 2 anni e 8 mesi a testa per Vincenzo Schiavone, alias ‘o comunale, e Vincenzo Falconetti, ex funzionari dell’ufficio Tecnico, e 6 anni e 4 mesi per Cipriano Cristiano, ex sindaco. A loro la Procura pure contesta il reato di concorso esterno al clan dei Casalesi. Invocati, inoltre, 4 anni e 4 mesi per Giovanni Lubello, accusato di riciclaggio.
Non c’è mafia, secondo la Procura, nelle condotte contestate a Gennaro e Luca Diana (erano stati accusati di scambio elettorale politico-mafioso) circostanza che ha spinto il pg a proporre la rideterminazione della pena per loro in 2 anni di reclusione. Anche per Demetrio Corvino, a giudizio per corruzione elettorale, la Procura ha chiesto esclusione dell’aggravante mafiosa, invocando così una riduzione della pena a 2 anni e 2 mesi.
Chiesta, infine, l’assoluzione per Eleonora Alfieri e Mirella Cirillo, rispettivamente accusate di riciclaggio e intestazione fittizia di beni.
Il sostituto procuratore discuterà alla prossima udienza la posizione di Arturo Cantiello: per quest’ultimo la Cassazione annullò la sentenza incassata in Appello ritenendo che l’aggravante mafiosa contestatagli in relazione all’ipotizzato reato di falso dovesse essere esclusa. Ed ora sul punto dovrà esprimersi nuovamente la Procura generale. Alla prossima udienza sarà affrontata dall’accusa pure la posizione di Luigi Corvino (quello nato nel 1968).
Gli imputati sono da ritenere tutti innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Nel collegio difensivo, tra gli avvocati impegnati, Giuseppe Stellato, Fabio Russo, Carlo De Stavola, Guglielmo Ventrone, Elisabetta Carfora, Ferdinando Letizia, Gianluca Corvino e Francesco Picca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA