ROMA (Mariano Paolozzi) – Manca poco alle 15, l’orario dell’inizio della direzione nazionale del Partito Democratico. Al Nazareno, i dem si riuniranno per quella che inizialmente doveva essere la data decisiva per capire le sorti di un eventuale governo con i 5Stelle e che invece si è trasformata in un campo da guerra tra le 5 componenti interne, che fanno capo a Matteo Renzi, Andrea Orlando, Michele Emiliano, Dario Franceschini e al segretario reggente Maurizio Martina. I numeri sono risicati e l’accordo è di fatto saltato prima della discussione.
Il no all’accordo arriva dai deputati dem
A spaccare il Pd ci sono stati due eventi succedutesi n 48 ore: l’intervista di Renzi stesso negli studi Rai di ‘Che tempo che fa’, in cui l’ex segretario aveva rispostato la linea del Pd verso il bo a Di Maio. Poi il documento firmato da 77 deputati su 105 e 39 senatori su 52 per ribadire l’indisponibilità a votare un governo con i 5Stelle, con tanto di sigla di Lorenzo Guerini e dei capigruppo Delrio e Marcucci. Così si è scatenato uno scontro asprissimo tra le varie anime del partito. Non solo le minoranze di Orlando ed Emiliano, ma anche la reazione di Dario Franceschini e di Martina in persona. Quest’ultimo si è sentito del tutto delegittimato dall’azione dell’ex premier e dei suoi fedelissimi in Parlamento.
Resa dei conti in direzione e Martina delegittimato
Per ora, le strade che potrebbe prendere la direzione sembrano sostanzialmente due. Una di scontro e una di ‘finta’ unità. Dipende tutto dai numeri. Se Matteo Renzi può contare su un vasto consenso tra i parlamentari, meno scontata è la sua forza in direzione nazionale, così come lo schieramento di nemici interni va via via aumentano. Da un lato c’è il gruppo di Martina, Orlando, Emiliano e Franceschini, a cui si devono aggiungere alcuni ministri o sottosegretari in carica, fedeli al premier Paolo Gentiloni. Ma il redde rationem potrebbe non arrivare.
Intesa saltata
Matteo Renzi la sua prima vittoria l’ha già avuta: con il documento dei parlamentari, la strada per un governo con i 5Stelle è praticamente chiusa. Così come la delegittimazione del reggente Maurizio Martina è già avvenuta, il che farebbe pensare ad un voto distensivo e di conferma della sua reggenza. Il che renderebbe vuota di significato l’operazione guidata da Orlando e Franceschini, che invece in queste ore stanno preparando un ordine del giorno di conferma e fiducia verso il segretario ad interim. Se la dovessero votarla anche i renziani, non muterebbe più di tanto la situazione attuale. Sono le ore decisive e tante cose possono cambiare, ma parte dei giochi sono di sicuro già fatti, ed è un passo ulteriore verso il voto anticipato o un governo del presidente. A meno che Matteo Salvini e Luigi Di Maio non riescano a trovare una quadra per un governo Lega-5Stelle, che ad oggi sembra davvero complicato.