NAPOLI – Niente da fare per Gennaro Trambarulo, boss del clan Mallardo e, di conseguenza, del cartello criminale dell’Alleanza di Secondigliano. Il 64enne resta in carcere. ’O pazzo, com’è soprannominato Trambarulo, aveva presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del 20 febbraio del Tribunale del Riesame di Napoli che, accogliendo l’appello del Pubblico ministero, applicava nei suoi confronti la misura cautelare della custodia in carcere per il reato di partecipazione all’associazione per delinquere di tipo camorristico denominata clan Mallardo, con funzioni direttive, Secondo l’imputazione provvisoria, il ricorrente era “reggente pro tempore dell’organizzazione criminale in considerazione dello stato di detenzione dei vertici dell’organizzazione, manteneva i rapporti con i clan napoletani che, insieme al clan Mallardo, sono confederati nella cosiddetta ‘Alleanza di Secondigliano’, risolvendo le situazioni di conflitto venutesi a creare”. Gli ‘ermellini’ hanno ritenuto inammissibile il ricorso presentato da Trambarulo.
“Con una valutazione incensurabile – si legge nella sentenza della Cassazione – il Tribunale del Riesame ha osservato che il contenuto delle numerose conversazioni intercettate è coerente con quanto riferito dai collaboratori in ordine non solo all’affiliazione di Trannbarulo al clan Mallardo, ma anche al suo ruolo verticistico e di raccordo con le altre organizzazioni criminali del cartello della zona a nord di Napoli (clan Licciardi e clan Contini, confederati nella Alleanza di Secondigliano), confermato dalla sentenza di condanna per reati di usura ed estorsione aggravata dall’articolo 416 bis. La Cassazione ha rigettato il ricorso e condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali.