Dovrebbero poter comunicare con l’esterno durante i colloqui, scrivendo e ricevendo lettere e con le chiamate autorizzate. Canali che spesso sono controllati e che sono accessibili solo in determinati periodi. E invece diversi detenuti, dalla cella, indisturbati e senza filtri, riescono ad avere contatti con chi si trova all’esterno della prigione. Come? Sfruttando telefonini che circolano clandestinamente in carcere.. Nonostante i frequenti controlli eseguiti dalle forze dell’ordine che portano al rinvenimento di questi cellulari, è una pratica che resiste, che risulta ancora molto diffusa e, logicamente, presuppone il coinvolgimento di persone che riescono a far entrare nelle case circondariali questi dispositivi. L’ennesima indagine condotta dalla Procura di S. Maria Capua Vetere ha messo nei guai 16 persone che, quando detenute nel 2023, nei reparti Tevere, Nilo e Tamigi della casa circondariale ‘Francesco Uccella’, hanno usato un Alcatel dual-sim per chiamare familiari, fidanzate e amici. Per tali condotte, il pm Gerardina Cozzolino ha messo sotto inchiesta Alessio De Falco, nipote del boss Vincenzo (ucciso nel 1991), in carcere con l’accusa di omicidio, Vincenzo Di Palma, 47enne di Marcianise, Antonio Caramiello, 57enne originario di Capua, Nicola Di Caterino, 41enne aversano, Gianluca Attianese, 41enne originario di Nocera Inferiore, Nicola Ferone, 36enne di Arzano, Fabio Bosone, 32enne di Santa Maria Capua Vetere, Daniele Cipriano, 45enne di Scafati, Luigi Verrone, 23enne nato a S. Maria C.V., Pietro Di Dona, 52enne di San Cipriano, per gli inquirenti guida di un’associazione a delinquere volta alla formazione di falsi documenti di guida e attestati di residenza e lavoro, da cedere ai cittadini extracomunitari, Giuseppe Laudadio, 55enne di Napoli, Antonio Loffredo, 63enne partenopeo, Castrese Capuozzo, 53enne di Villaricca, Valentino Acerra, 37enne di Marcianise, Filippo Duro, 51enne di Napoli, e Giuseppe Puoti, 44enne di Aversa. Ai 16 è contestato il reato di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Mirella Baldascino, Domenico Della Gatta, Pasquale Diana, Luigi Marrandino e Nello Sgambato. In altre circostanze le indagini hanno dimostrato che i cellulari clandestini venivano usati dai detenuti, appartenenti al clan dei Casalesi, per dare ordini agli affiliati che erano liberi di muoversi sul territorio.