Usa: Trump, l’uomo della pace che rischia una guerra nucleare

I rappresentanti della Camera Usa lo propongono per il Nobel

US President Donald Trump speaks at the National Day of Prayer ceremony in the Rose Garden of the White House in Washington, DC, May 3, 2018. / AFP PHOTO / SAUL LOEB

WASHINGTON (Gennaro Scala) – Chi lo avrebbe mai detto. Mentre tiene il mondo con il fiato sospeso dopo aver annunciato che entro il 12 maggio dovrà decidere se rinnovare o meno gli accordi con Teheran sul nucleare, dall’altra viene sollevato sugli scudi da diciotto membri della Camera degli Stati Uniti che lo candidano ufficialmente al Nobel per la pace 2019, per gli sforzi che hanno portato alla distensione tra le due coree, dopo i picchi di tensione che stavano degenerando in un incubo nucleare. Pesi e contrappesi. Perché la politica spettacolo è anche questo.

Trump visto sotto una luce diversa

Al presidente Usa Donald Trump viene cucito addosso un altro vestito su misura, quello dello statista internazionale. Che sia vero o meno, poco importa. L’importante è quanto sia credibile. E lascia il tempo che trova il fatto che, sullo sfondo, la Cina abbia potuto avere un peso ben più consistente. Si racconta in un altro modo e tanto basta. Trump uomo di pace, persino per il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in. Dietro le quinte il magma politico statunitense, tuttavia, freme. Tra i firmatari del documento c’è qualcuno che starebbe cercando di entrare nel cerchio magico di The Donald, il candidato Luke Messer. Una bella mossa, non c’è che dire, ma qualcuno l’aveva già prevista. Non dell’entourage politico a stelle e strisce, ma di un settore completamente diverso.

Bookmaker scatenati

Parliamo di bookmaker che sul miliardario americano divenuto presidente stavano già puntando. E per gli esperti delle scommesse sarebbe meno rischioso giocare su Trump che, ad esempio, sul leader russo Putin. Sullo zar le quote sono 50 a 1. Ma torniamo ai contrappesi. Se da una parte l’uomo della pace è andato a meta, dall’altra, in Iran, potrebbe non avere lo stesso successo. L’intesa del 2015 “non è negoziabile” ha dichiarato il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif, se “gli Usa abbandoneranno l’accordo, noi faremo lo stesso”. Se il 12 maggio l’accordo salterà, secondo le Nazioni Unite potrebbero esserci conseguenze tali da rischiare una guerra. Chissà se questo farà riflettere l’uomo della pace.

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