Caserta, arrestati i fratelli del socialista De Falco

Antonio De Falco

CASERTA – C’è stata un’indagine dei carabinieri di Bologna a far scattare l’arresto di tre persone accusate di aver organizzato una rete di sfruttamento del lavoro nel settore dell’assistenza domiciliare. Nei giorni scorsi a finire in manette sono stati Giuseppa De Falco, 57 anni, residente a Ferrara ma domiciliata a Bologna, suo fratello Fabio De Falco, 49 anni, originari di Caserta, e Hakima El Abbi, 45 anni, di origini marocchine e residente in provincia di Reggio Emilia. Ai tre sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro, nonché di truffa aggravata.
Giuseppa e Fabio De Falco sono fratelli di Antonio De Falco (estraneo all’inchiesta che ha fatto scattare gli arresti) noto politico socialista di Caserta e candidato alle recenti elezioni comunali a sostegno di Carlo Marino, diventato sindaco di Caserta, con la lista Socialisti Uniti
Gli arrestati, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, avrebbero costretto oltre venti persone, in prevalenza donne straniere, a lavorare come badanti in condizioni estremamente precarie. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Stefano D’Ambruoso esaminate dal giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sarli, hanno rivelato che i lavoratori erano impiegati senza regolari contratti, obbligati a turni massacranti di 24 ore su 24, sette giorni su sette, senza adeguata formazione o retribuzione.
Giuseppa De Falco, conosciuta anche come ‘Pina’ o ‘Paola’, sarebbe stata la mente dell’organizzazione. Il fratello Fabio, invece, gestiva gli aspetti amministrativi, compresa la creazione di una seconda società per ampliare l’attività illecita, mentre Hakima El Abbi, dice la Procura, si occupava del reclutamento delle badanti, utilizzando siti web noti per pubblicare annunci di lavoro e accompagnando personalmente il personale presso le abitazioni dei pazienti.
La vicenda ha avuto inizio a seguito della denuncia di una cliente insoddisfatta del servizio ricevuto. Gli anziani pazienti o i loro familiari venivano indotti a sottoscrivere contratti plurimestrali per l’assistenza domiciliare, con costi che potevano raggiungere diverse migliaia di euro, come ad esempio 3.400 euro per tre mesi di servizio. Tuttavia, le badanti reclutate si trovavano a gestire situazioni sanitarie gravissime, come pazienti affetti da Alzheimer, senza alcuna preparazione specifica, e spesso senza nemmeno conoscere le condizioni di salute delle persone a cui avrebbero dovuto prestare assistenza.
Secondo le indagini, l’associazione avrebbe accumulato oltre 400mila euro in meno di un anno, di cui 100mila euro già sequestrati dai carabinieri. La rete di sfruttamento si estendeva in diverse città, tra cui Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma e Firenze. Per evitare di essere scoperti, i tre arrestati si incontravano solo occasionalmente, solitamente in bar o piazze pubbliche, per discutere della gestione dell’attività criminale. La creazione di una nuova società all’inizio dell’anno conferma l’intento di proseguire e intensificare l’attività illecita.

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