S. MARIA CAPUA VETERE – La base di spaccio è il passato. La vendita di droga, ora, è soprattutto itinerante. È il pusher a raggiungere, su chiamata, l’acquirente. Ed è questo il meccanismo che, tra gennaio e maggio dell’anno scorso, avrebbe alimentato buona parte dello spaccio di cocaina, crack, hashish e marijuana anche nella città del Foro. A tracciarlo è stata l’indagine condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della locale Compagnia. Analizzando il materiale raccolto dai militari dell’Arma (intercettazioni, servizi di osservazione, dichiarazioni di testimoni), i pubblici ministeri Oriana Zona e Albenzio Ricciardiello hanno chiesto all’ufficio Gip del Tribunale di emettere 15 misure cautelari. La Procura, guidata da Pierpaolo Bruni, ha richiesto la custodia in carcere per Cristian D’Ambrosio, detto ‘o Lion, 23enne; Alessandro Viviani, conosciuto come Nanà, 25enne; Salvatore Merola, Cap e bomb, 29enne; Antonio Pio Salemme, ‘o Biond, 21enne; Vittorio Merola, Bengala; Rita Claudia Rosato, 31enne, Gennaro Barbato, 25enne; Massimiliano Barbato, 24enne; Antonio Roberto Belloni, 26enne; Antonio Cardillo, 39enne; Hossam Eldosuoky Mohamed, 25enne; Luigi Martucci, ‘o Mucill, 20enne; Antonio Merola, 25enne, tutti residenti a Santa Maria Capua Vetere; Riccardo Di Mauro, 54enne, originario di Succivo, e Alessandro Pellegrino, 31enne di Capua. Gli indagati, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, affronteranno nei prossimi giorni l’interrogatorio di garanzia, al termine del quale il giudice deciderà se emettere o meno la misura restrittiva per loro come richiesto dalla Procura. A comporre il collegio difensivo gli avvocati Nicola Garofalo, Giuseppe Guadagno, Goffredo Grasso, Vincenzo D’Angelo, Cesare Gesmundo, Luca Viggiano, Carlo De Stavola e Angelo Raucci.
L’indagine dei carabinieri sui 15 presunti pusher che rischiano il carcere nasce da un complesso e più ampio lavoro investigativo, attraverso il quale sono riusciti, dice la Procura, a cristallizzare lo scontro tra bande per la gestione dello spaccio a Santa Maria Capua Vetere, caratterizzato da numerosi episodi violenti negli ultimi due anni. Alcuni dei coinvolti nell’inchiesta coordinata dai pm Zona e Ricciardiello avrebbero rappresentato una di queste frange, conosciuta come quella di via D’Angiò (anche se a nessuno degli inquisiti non viene contestato il reato associativo). Tale gang sarebbe entrata in conflitto con altri gruppi più datati presenti nella città del Foro.
Tra chi avrebbe animato la schiera di pusher di via D’Angiò, affermano gli investigatori, Cristian D’Ambrosio e Alessandro Viviani, a volte coadiuvati da Rita Claudia Rosato. Si sarebbero occupati di comprare la droga all’ingrosso a Caivano, Melito e Casal di Principe, per poi rivenderla al dettaglio. Le dosi sarebbero state confezionate soprattutto presso l’abitazione di Salvatore Merola.
Santa Maria Capua Vetere. Rischio vendette in nome del …
© RIPRODUZIONE RISERVATA