Il consigliere regionale Zannini nel mirino di uno 007. E nell’indagine spunta un pugliese che ha offerto informazioni top secret a Campoli

CASERTA – Dal posto in consiglio regionale strappato, nel 2015, per pochi voti a Filomena Letizia, al boom di preferenze ottenute nel 2020. E dal giorno della seconda vittoria elettorale, l’avvocato Giovanni Zannini, è continuato a crescere. Ora è uno dei politici più influenti di Terra di Lavoro: tanti i sindaci che pendono dalle sue labbra, riesce a incidere con forza sulle scelte della Provincia, è molto influente sull’Ente idrico e, cosa non da poco, è tra i principali riferimenti a Caserta del governatore Vincenzo De Luca. Insomma, partendo da Mondragone l’avvocato è riuscito a toccare le alte sfere della politica regionale. E forse proprio perché ormai ha facile accesso alle stanze napoletane che contano, Zannini avrebbe richiamato l’attenzione di un personaggio che risulterebbe essere collegato ai servizi segreti. E sul sedicente 007, sulla natura del rapporto che avrebbe (o ha) allacciato con il politico è al lavoro la Procura di S. Maria Capua Vetere. La presenza di questa figura è stata tracciata nell’indagine incentrata proprio sul consigliere regionale. E in questa stessa inchiesta, i carabinieri del Gruppo di Aversa si sono occupati anche di un misterioso 72enne di Foggia, Francesco Melchiorre, che ha lavorato per un ente pubblico per oltre 30 anni. Voleva avvicinare il consigliere regionale e così ci avrebbe provato tentando di allacciare rapporti con il suo compare di nozze e imprenditore, Alfredo Campoli.

L’incontro alla stazione di servizio a Benevento

Il punto di contatto che il pugliese sceglie per stringere rapporti con il mondragonese è il business dei rifiuti.
Si vedono la prima volta nel dicembre 2023 in un’area di servizio nei pressi di Benevento (nel corso di una trasferta pugliese di Campoli). Il soggetto si presenta all’uomo d’affari come un dirigente di un ente pubblico di Foggia, in pensione, che era passato ad occuparsi di gare d’appalto per le bonifiche ambientali. Aggiunge poi di conoscere molta gente in quel settore, circostanza che, inevitabilmente, attirava Campoli, dato che con la sua Edil Gest Columbus, società della Campoli Group, si era tuffato proprio nel business dei rifiuti. Melchiorre conclude il confronto lasciando al mondragonese il suo biglietto da visita.

Le pen drive offerte nel bar Zanzibar

Questo spaccato è stato raccolto dai carabinieri perché a raccontarlo, ignaro di essere intercettato, è stato proprio Campoli. Lo fa il 9 gennaio scorso, quando riceve sul suo telefonino un messaggio dal pugliese che lo informa, ricordandogli dove si erano visti (nell’area di servizio Ip della zona Ofantina), di avergli inviato materiale sulla mail. I due si rivedranno poi il 20 gennaio al bar Zanzibar a Mondragone. Il 72enne si ripresenta dicendo che era amico di Zannini, mostrando di essere a conoscenza del fatto che il politico e lui (Campoli) avevano trascorso insieme le vacanze. Gli pone numerose domande sul politico e poi offre delle chiavette Usb sostenendo che contenevano ‘notizie importanti’ per il consigliere regionale.

L’imprenditore di Mondragone rifiuta. Non le prende. Per quale ragione? Tra le righe fa capire al suo interlocutore che temeva che i dispositivi fossero delle microspie. I carabinieri del Gruppo di Aversa, coordinati dal comandante provinciale Manuel Scarso, su delega della Procura di S. Maria Capua Vetere, diretta da Pierpaolo Bruni, oltre a case e uffici dei 7 indagati, giovedì mattina hanno bussato pure alla porta del pugliese per recuperare atti, pendrive e altro materiale che potesse far chiarezza sui suoi contatti con Campoli e capire cosa contenessero le pendrive.

Chiusa la parentesi sul pugliese e tornando al fatto che un sedicente uomo dell’intelligence sarebbe entrato nell’orbita di Zannini, se questa ipotesi della Procura dovesse rivelarsi vera, ci sarebbe un quesito importante a cui dare una risposta. Perché un soggetto dei servizi segreti (c’è da capire di quale comparto) era interessato ad avere contatti con Zannini? C’era un settore specifico che stava (sta) seguendo e che si incrociava potenzialmente con l’attività politica dell’avvocato?

L’inchiesta condotta dai pm Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino al momento ha messo sotto inchiesta, oltre Campoli e Zannini, altre cinque persone. Chi sono? Antonio Postiglione, 68enne di Ischia, guida della Direzione generale ‘Tutela della salute e coordinamento della Ssr della Campania’, che risponde di concussione in concorso con Zannini, Paolo Griffo, 34enne di Castel Volturno, e il padre Luigi, 63enne originario di Trentola Ducenta, accusati di corruzione, falso e truffa, sempre in concorso con il consigliere regionale di Mondragone, Ciro Ferlotti, 40enne, e Giuseppe Ruggiero, 36enne, entrambi di Napoli, a cui è contestato il reato di falsa fatturazione e riciclaggio, presunte condotte illecite che avrebbero commesso con Campoli (che è accusato pure di corruzione). È al vaglio della Procura la posizione del pugliese. I sette indagati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

Trovati 175mila euro durante il blitz

Un flusso anomalo di contanti: è quanto emerso dall’attività investigativa, condotta dai carabinieri del Gruppo di Aversa, che ha spinto i pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano a disporre le perquisizioni di case e uffici delle sette persone coinvolte nell’inchiesta che ruota intorno a Giovanni Zannini, consigliere regionale di Mondragone. Alcune migliaia di euro sono state trovate proprio durante il blitz nella dimora di Alfredo Campoli, imprenditore, marito di Rosaria Tramonti (non indagata), assessore mondragonese. Altri 15mila sono stati rinvenuti dai Griffo. Poca cosa. Il vero bottino, invece, è stato recuperato dai militari nell’appartamento di un altro soggetto: Antonio Scuotto, 34enne di Trentola Ducenta. Alla vista delle forze dell’ordine che stavano per controllare la sua abitazione, Scuotto ha tentato di liberarsi di circa 175mila euro in contanti, raccolti in una scatola, lanciandoli dalla finestra.

Parte del denaro circolato mentre i militari dell’Arma monitoravano alcuni degli inquisiti e, logicamente, anche parte dei soldi trovati da Scuotto, secondo la Procura di S. Maria Capua Vetere sono connessi ai reati di false fatturazioni che avrebbe commesso proprio Campoli e altri due imprenditori. Chi sono? Ciro Ferlotti e Giuseppe Ruggieri. In qualità di amministratori della F.C. Multiservice, con sede operativa a Casavatore, in viale delle Industrie, per la Procura hanno emesso fatture per operazioni inesistenti per consentire proprio a Campoli, patron del Gruppo Campoli srl, l’evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto. Legate a queste ipotizzate condotte illecite, sostiene l’accusa, c’è il riciclaggio di cui pure si sarebbe reso protagonista Campoli: i carabinieri dicono che ha prelevato con cadenza settimanale ingenti somme di denaro contante, consegnate dalla F.C. Multiservice. Questo denaro ‘rientrava’, sostiene la Procura, dai pagamenti fittizi che l’uomo d’affari di Mondragone aveva fatto in corrispettivo delle false fatture. Dove andava a prendere tale denaro? Gli investigatori normanni ritengono che lo prelevava proprio a casa di Scuotto (la cui posizione ora è al vaglio degli inquirenti).

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