Francesco Cerreto e Giuseppe Fazzone: sarebbero stati loro, sostiene la Procura di S. Maria Capua Vetere, a guidare la presunta struttura criminale che ha manipolato le gare d’appalto. Fazzone, ipotizza l’accusa, si è occupato di quelle su San Nicola La Strada attraverso l’assessore Gaetano Mastroianni e Giulio Biondi, capo dell’area Tecnica. Cerreto, invece, stando alla tesi degli inquirenti, si dedicava a quelle su Caserta. Come? Attraverso Michele Amato, geometra del settore Programmazione urbanistica e Lavori pubblici, e Francesco Biondi, dirigente dell’area Tecnica del capoluogo di provincia (fratello di Giulio).
La Procura, grazie al lavoro svolto dai carabinieri, ritiene di essere riuscita a decifrare il meccanismo che, almeno dal 2019 al 2021, gli indagati avevano usato per manipolare le procedure. Il primo step sarebbe consistito nello stilare una lista di aziende da invitare alle gare: si tratta di società che non avrebbero presentato alcuna offerta. In questo modo Fazzone e Cerreto sarebbero riusciti a fare assegnare, senza intoppi, il lavoro alla ditta che avevano fin dall’inizio selezionato. Il secondo passaggio era appunto invitare formalmente queste aziende.
Preso atto del loro ‘silenzio’, affidare l’appalto a chi avevano pensato prima ancora che fosse stata pubblicata la gara diventava semplicissimo. E il nome di chi veniva scelto, e arriviamo cosi al terzo step, per vincere la procedura truccata, era il prodotto di quella che è stata definita dagli investigatori come una ‘ciclica turnazione’. Insomma, una rotazione tra imprese aderenti all’ipotizzato sistema illegale. Un ruolo decisivo, secondo gli inquirenti, nella fase preparatoria al bando di gara, tesa a invitare solo le aziende indicate da Fazzone e Cerreto, sarebbe stato coperto anche da Francesco Zoleo, collaboratore dell’area Tecnica di San Nicola. Centrali nel sistema appena descritto, logicamente, una schiera di businessman consapevoli, afferma l’accusa, di quello che architettavano Fazzone e Cerreto. Chi sarebbero? Raffaele Antonucci, Pasquale Viscusi, Domenico Natale e Giuseppe Cerullo. Agli undici soggetti indagati, la Procura contesta il reato di associazione a delinquere.