L’intervista. Rastrelli: “Noi stiamo cambiando l’Italia, la Sinistra vuole sovvertire il voto”

NAPOLI (Anastasia Leonardo)– La parola chiave è “cambiamento”. Dal nazionale al locale, l’analisi politica che Sergio Rastrelli (nella foto), senatore di Fratelli d’Italia, consegna a Cronache non è certo di facciata.

Senatore, l’aria che tira a Roma non sembrerebbe essere delle migliori. Tra dossieraggi contro diversi esponenti del Governo o di Fratelli d’Italia, il relativo silenzio del centrosinistra, e l’ostruzionismo sulla figura del commissario europeo Fitto, le difficoltà di dialogo istituzionale appaiono evidenti. Che sta succedendo?

Al contrario, si respira ovunque in Italia una forte e vitale aria di cambiamento. Ovunque, tranne che nell’osceno “campo largo”, dove accade che le forze della opposizione – nella loro impotenza dinanzi agli straordinari risultati raggiunti dal Governo Meloni – ricorrano agli strumenti più vili ed insidiosi per cercare di sovvertire il mandato popolare, e per ostacolare ad ogni costo il rilancio nazionale in atto. I successi del Governo in ambito internazionale, il rilancio della economia nazionale, i risultati senza precedenti del mercato del lavoro e lo stato avanzato delle riforme istituzionali stanno disegnando l’Italia del domani. E noi porteremo sino in fondo gli impegni presi con gli Italiani. Nonostante tutto, nonostante loro.

Riforma della Giustizia: il centrosinistra accusa il governo di rendere più complicato il lavoro dei magistrati contro la criminalità, la malapolitica e i colletti bianchi e di imbavagliare la stampa. Da protagonista delle riforme in itinere, qual è la sua opinione?

Il centrosinistra non ha solo perduto ogni connessione sentimentale e politica con la comunità nazionale, ma ha addirittura smarrito il senso della realtà: in primo luogo, sui temi della giustizia e della sicurezza. Contro i nostalgici dell’interminabile conflitto tra politica e giustizia, appassionati della esondazione indecente di procure spesso politicamente orientate con cui alimentano le ultime, residue fortune politiche, la azione politica di Fratelli d’Italia è finalizzata invece a fare in modo che tutti gli interlocutori istituzionali – Governo, Parlamento, magistratura, avvocatura, accademia – si ritrovino concordi, insieme, nel tentativo di raggiungere quel fine, di avere finalmente un processo agile e moderno. In parallelo, sul fronte della sicurezza, abbiamo posto fine ad una lunga stagione di lassismo e di inconcludenza, varando pacchetti di norme a tutela dei cittadini, e fornendo alle forze dell’ordine strumenti efficaci per contrastare ogni forma di illegalità.

Andiamo in Campania dove nelle ultime settimane la cronaca giudiziaria vede coinvolti almeno tre esponenti politici di rilievo particolarmente vicini a De Luca. Che idea s’è fatta di queste vicende e del silenzio del Governatore?

Le vicende giudiziarie – nella loro complessità, e con il loro carico di dolore – impongono, sempre, il dovuto, necessario rispetto per le persone degli indagati, e per il lavoro degli inquirenti. Per contro, il silenzio assordante del Presidente De Luca, a fronte della evidente implosione del suo sistema di potere, è la prova più evidente della sua imperdonabile responsabilità politica, perché qui il tema è politico ben prima che giudiziario: ed è quello del disastro amministrativo che ha mortificato l’istituzione regionale, ed ha confinato la Campania ai margini di ogni classifica in termini di vivibilità, sviluppo, trasporti, rifiuti e sanità.

Intanto ci sono grandi manovre in Consiglio Regionale per garantire a De Luca di poter restare in sella fino al 2030. La modifica della legge elettorale regionale che potrebbe consentirlo pare sia incostituzionale. Qual è il suo parere? E, in che modo affronterete nel concreto questa sfida?

Il tema del terzo mandato in Campania ha assunto tratti surreali, perché la sua legittimità è sostenuta in solitaria da un Presidente che, dopo due mandati, è astiosamente isolato nel suo fallimento, ormai inviso alla coalizione che lo sostiene, e rinnegato – per ragioni di indegnità politica – dallo stesso partito che in origine lo ha espresso e legittimato. Dal punto di vista costituzionale, peraltro, il limite dei mandati è stato previsto proprio per garantire il corretto equilibrio tra la libera espressione del voto popolare e l’esigenza di autenticità della competizione elettorale, e per evitare quindi una eccessiva concentrazione ed una impropria personalizzazione del potere: ciò che è accaduto negli anni della presidenza De Luca, che ha trasformato la Regione in un sultanato orientale, sorretto solo da un perverso intreccio di interessi e clientele. La Campania ha, per contro, necessità assoluta di ritrovare la genuinità della competizione elettorale e del necessario e fisiologico ricambio della rappresentanza politica.

Nel centrodestra la competizione per la conquista di Palazzo Sana Lucia registra l’endorsement del leader del PPE europeo Manfred Weber a Fulvio Martusciello, per la corsa alla presidenza. Fratelli d’Italia resta ferma, invece, sul sottosegretario Edmondo Cirielli. Come se n’esce?

Nel modo più ragionevole, che è anche – dal punto di vista politico – l’unico possibile: rispettando le chiarissime indicazioni del voto popolare a favore di Fratelli d’Italia come forza trainante del centrodestra, ed ampliando ulteriormente l’area del consenso. In questo senso, la preziosa disponibilità del vice ministro Cirielli va apprezzata e valorizzata senza riserve, in quanto è l’unica capace di garantire la sintesi tra visione politica, capacità di governo, esperienza amministrativa ed affidabilità istituzionale. A questa necessità di sintesi, il centrodestra deve essere capace di coniugare la estrema qualità della proposta politica di governo, il più ampio dispiegamento della colazione, e la massima attenzione ai territori: tutto ciò che è drammaticamente mancato nella fallimentare esperienza di governo regionale del presidente De Luca. La svolta, troppo a lungo attesa, è ormai vicina.

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