Clan Belforte, Camillo il nuovo leader

La moglie dello storico affiliato Anziano intercettata: "Rispettiamo ancora il cane per il padrone"

MARCIANISE -Non forte militarmente come agli inizi degli anni Duemila, sicuramente meno organizzata rispetto a quando spargeva sangue durante la faida con i Piccolo terrorizzando il territorio, ma ritenerla, adesso, azzerata, sconfitta, cozza (e non poco) con quanto finora emerso nell’indagine che ha portato all’arresto di Giovanni Anziano, detto Giannaniello, e di suo nipote Antonio Amoriello.

Parliamo della cosca Belforte. Intercettazioni, servizi di osservazione e testimonianze di diversi cittadini, hanno portato i carabinieri a tracciare una compagine mafiosa, che ha nei fratelli Salvatore e Domenico i suoi storici riferimenti, ancora operativa. Ed ora tra i suoi leader liberi di circolare in provincia di Caserta, stando a quanto è emerso dall’inchiesta su Anziano, ci sarebbe Camillo Belforte, figlio di Domenico. E proprio di Mimì ‘e mazzacane, ha parlato diffusamente, lo scorso luglio, Giannaniello con un suo amico. “Mimì sta facendo peggio del primo (del fratello Salvatore). […] Salvatore si voleva aggiustare il processo suo. Ma se ne sono accorti. E sta un’altra volta al 41”. Il riferimento è al percorso di collaborazione con la giustizia che aveva intrapreso e poi bloccato dalla Dda perché ritenuto non sincero. Frasi che sono note grazie all’attività di intercettazione eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta a cui è stato sottoposto Anziano fino al giorno del suo arresto.

Per Giannaniello, che ha alle spalle già una condanna definitiva per mafia. l’atteggiamento avuto dal boss (da chi era stato il suo capo) non è stato corretto: “È uno schifo! Per quello che hanno fatto loro (i fratelli Belforte, ndr), si dovevano fare solo la galera. Perché hanno fatto solo del male. […] Ma se in una chiesa il parrocchiano fa quello che deve fare… ed io che sono chierichetto nella chiesa che devo fare di più? […] Me ne devo andare”. Insomma, Salvatore Belforte, da leader (prete nella metafora), a detta di Anziano non avrebbe dato il buon esempio.
Giannaniello, inconsapevole di essere ascoltato dai militari, si è lasciato poi andare anche a dei commenti sulla struttura dell’organizzazione malvitosa. Conversando con l’amico dice chiarisce che i figli degli ex reggenti (tra loro c’è, logicamente, Camillo), pur non avendo al momento figure criminali di spicco sul territorio, possono contare su tanto denaro: “A Marcianise non tengono nessuno, ma fuori paese li tengono. Là tengono l’amicizia. Tengono i soldi”.

Il nome di Camillo Belforte emerge pure in un’altra conversazione intercettata: a parlare sono Anziano e la moglie, Carmela D’Amico (non indagata). Ed è la donna che racconta al coniuge che aveva preso le difese del figlio di Salvatore mentre parlava con un altro soggetto: “Camillo? Non ti permettere di nominarlo, ho detto io. Che vai dicendo, che Camillo si va prendendo i soldi torno torno… ho detto, perché rispettiamo ancora il cane per il padrone (la riconoscenza mafiosa nutrita nei confronti di Salvatore Belforte spinge la famiglia della donna ad allinearsi con il figlio Camillo ndr). Perché mio marito l’ha rispettato”.

L’attività investigativa in cui sono riportate queste intercettazioni ha fatto scattare il decreto di fermo della Dda di Napoli per Anziano e Amoriello con l’accusa di aver estorto denaro, a inizio ottobre, a un imprenditore di Capodrise facendo leva sulla loro vicinanza agli ambienti mafiosi. Il giudice Daniele Vecchiarelli del Tribunale di S. Maria C.V. ha disposto la misura cautelare per i due, ma inviando contestualmente gli atti al Tribunale di Napoli che è competente territorialmente sul caso, dato che viene contestata l’aggravante mafiosa.

Anziano e Amoriello sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Ad assistere i due indagati, gli avvocati Massimo Trigari e Nicola Musone. Nell’inchiesta che li ha coinvolti non figura Camillo Belforte. Logicamente non è da escludere che il prosieguo dell’attività investigativa sul clan, che stanno conducendo i carabinieri, possa far emergere anche l’estraneità del figlio di Salvatore rispetto all’odierna struttura criminale dei Mazzacane.

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