Prescrizioni e assoluzioni: si era chiuso così il processo di primo grado nato dall’inchiesta su alcune gare d’appalto che, secondo la Dda di Napoli, durante l’amministrazione di Carmine Antropoli, erano state turbate per favorire ditte riconducibili a imprenditori in odore di mafia. Il giudice Fabio Provvisier del tribunale partenopeo non ravvisò che le ipotizzate condotte illegali contestate dall’accusa avessero potuto agevolare gli esponenti del clan dei Casalesi, e così la vicenda giudiziaria si sgonfiò notevolmente. Risultato? Come detto, nessun colpevole. Contro quella sentenza, emessa nel giugno del 2023, ha presentato poi ricorso il pm Maurizio Giordano della Dda e l’altro ieri il sostituto procuratore generale chiamato a portare in aula la linea dell’Antimafia ha formulato le nuove richieste di condanna alla Corte d’appello. Otto anni a testa invocati per Antropoli e Ricci, rispettivamente ex sindaco ed ex consigliere comunale, stessa pena proposta per gli imprenditori e cugini Francesco e Giuseppe Verazzo, originari di Casale ma trapiantati a Capua, e 10 anni chiesti per Francesco Greco, ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Capua.
Ricci, Antropoli e Greco, stando alla tesi della Dda, avrebbero agito per manipolare le gare riguardanti gli interventi di ristrutturazione della scuola Ettore Feramosca, assegnati alla 3D Ingegneria e Costruzioni, quelli relativi al recupero urbano di Porta Napoli, eseguiti nel 2009, e alla messa in sicurezza del capannone di via Mariano, affidata alla Effezeta, entrambi datati novembre 2010, e alla riqualificazione delle vie Boscariello e Scarano del 2015. Si tratta di procedure che, sostiene l’accusa, sarebbero state turbate per favorire società direttamente o indirettamente riconducibili al mafioso Francesco Zagaria e ai Verazzo. Tesi già respinta dal Tribunale di Napoli.
Greco è stato assolto in primo grado (qua non c’entra la prescrizione) in relazione alla pesante accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi. Stessa formula usata dal giudice per scagionare ancora Greco e Ricci, insieme ai cugini e costruttori Francesco e Giuseppe Verazzo, dall’imputazione di aver turbato la gara d’appalto per il restyling di via Maiorisi (quella che conduce al Cira). I due uomini d’affari, originari di Casal di Principe, sono stati, inoltre, assolti dal reato di concorso esterno al clan. E ancora, Greco è stato assolto con Antropoli (per non aver commesso il fatto) dal Tribunale di Napoli anche in merito al reato di abuso d’ufficio, riguardante la mancata interruzione del contratto che il Comune di Capua aveva sottoscritto con la Prisma Costruzioni (per i lavori al capannone di via Mariano) dopo che la società era stata raggiunta da un’interdittiva antimafia. Se adesso è l’Appello a valutare le posizioni di questi imputati assolti e in alcuni casi salvati dalla prescrizione, è ancora in corso il primo grado per altri tre imputati che furono coinvolti nella stessa inchiesta: l’imprenditore di Trentola Ducenta Domenico Pagano e Domenico Farina, di San Prisco, entrambi accusati di concorso esterno al clan, e il tecnico Alfredo Maria Cenviti, a giudizio per turbativa d’asta, accusato di concorso esterno al clan. Loro hanno scelto il dibattimento che è in corso dinanzi al Tribunale di S. Maria Capua Vetere.
Lunedì, prima di procedere con la requisitoria, la Procura generale aveva proposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale, ma la Corte ha risposto picche (elemento che va a vantaggio della linea difensiva). Gli avvocati degli imputati, nel corso dell’udienza, hanno depositato la sentenza irrevocabile di assoluzione dall’accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi che la Dda contestava ad Antropoli e Ricci (l’indagine che ha portato ieri alla nuova richiesta di 5 condanna è una costola proprio di quella dove l’ex sindaco e l’ex consigliere comunale erano stati dichiarati non colpevoli di vicinanza al clan).
A comporre il collegio difensivo degli imputati (da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna definitiva), i legali Mauro Iodice, Guglielmo Ventrone, Marco Campora e Vincenzo Alesci.