Peculato, condanna definitiva per l’ex sindaco Antropoli. Assolta l’ex consigliera comunale Cicia

CASERTA – Ricorso inammissibile e condanna irrevocabile. La Cassazione, martedì sera, ha confermato il verdetto che la Corte d’Appello di Napoli, lo scorso gennaio, aveva emesso nei confronti di Carmine Antropoli, primo cittadino di Capua dal 2006 al 2016 e, da settembre 2023, direttore del Dipartimento di chirurgia generale e della donna dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Quale il reato che gli viene contestato? Il peculato di Capua, ovvero l’aver usato l’auto del Comune, quando era sindaco, per finalità che nulla c’entravano con il suo ruolo di capo dell’amministrazione. Con lui è stato condannato, per la stessa imputazione, anche Antonio Merola, ex dipendente del Comune che svolgeva la mansione di autista.

Oltre al chirurgo e a Merola, si era rivolta alla Cassazione anche Lucrezia Cicia, ex consigliera comunale di Caserta. Secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, aveva concorso nel peculato con Antropoli perché anche lei aveva usufruito dell’auto. Il Tribunale sammaritano, però, decise di assolverla per lieve tenuità del fatto, ma i suoi legali, gli avvocati Giuseppe Stellato e Umberto Pappadia, impugnarono quel verdetto in Appello chiedendo che fosse assolta nel merito. La Corte partenopea respinse l’istanza. Gli avvocati hanno riproposto il caso a Roma e la Cassazione, stavolta, ha accolto la tesi del difensore dichiarando Cicia non colpevole.

La prima sezione della Corte d’appello aveva inflitto ad Antropoli un anno e 3 mesi di reclusione, a fronte dei due anni sentenziati dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel marzo 2022, e per Merola 14 mesi, 6 in meno di quelli decisi dal palazzo di giustizia casertano. Pene (sospese) che, ora, diventano irrevocabili. Le condotte illecite contestate all’ex sindaco risalgono al periodo che va dal 2013 al 2016. Stando alla tesi degli inquirenti sammaritani, il medico si sarebbe servito di Merola come autista privato, distogliendolo dai propri compiti istituzionali, per accompagnare Lucrezia Cicia con la vettura del Municipio, un’Alfa Romeo Giulietta, nel tragitto casa-lavoro o per altre necessità di carattere personale. In altre circostanze, sempre secondo l’accusa, Antropoli si era servito di Merola per farsi accompagnare a Napoli, presso l’ospedale Cardarelli, dove lavora. In secondo grado, dei cinque episodi contestati, sono resistiti alla prescrizione solo 2. Se la Cassazione avesse trattato il ricorso degli avvocati Mauro Iodice, Vincenzo Maiello e Paolo Di Furia, anche quegli altri due episodi sarebbero andati prescritti, ma dichiarando il ricorso inammissibile, quelle ipotesi di reato si sono di fatto cristallizzate al tempo in cui erano stati esaminati dalla Corte d’Appello. Se questo capitolo giudiziario per Antropoli si è chiuso, ne resta aperto un altro, quello in cui la Procura generale gli contesta i reati di turbativa d’asta (che avrebbe commesse sempre da sindaco) con l’aggravante mafiosa e ha invocato per lui 8 anni di reclusione. Per tale vicenda è già stato assolto in primo grado, ma la Dda ha presentato ricorso per provare a ribaltare il verdetto (il processo proseguirà a gennaio). Antropoli era finito a giudizio anche per concorso esterno al clan dei Casalesi, ma è riuscito a provare la sua innocenza ottenendo una sentenza di assoluzione che è diventata irrevocabile.

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