Clan dei Casalesi, fari della Dda sui fiancheggiatori dei padrini. Spunta il ‘tramite’ tra Mezzero e Diana

Tracciati i nuovi vertici dell’organizzazione ora si punta alle seconde linee

CASAL DI PRINCIPE – Individuati i soggetti che, negli ultimi anni, si sono ritrovati al vertice delle varie cosche del clan dei Casalesi, adesso gli inquirenti, oltre a documentare le condotte illecite di cui si sarebbero resi protagonisti i nuovi padrini, si stanno concentrando sui loro fiancheggiatori. Parliamo di quelle persone che, pur non avendo un ruolo centrale e di peso nella mafia dell’Agro aversano, con il loro prodigarsi consentono all’organizzazione mafiosa di ‘funzionare’, provando a sfuggire alle attività investigative.

Nella recente indagine che ha portato in carcere Antonio Mezzero, il fratello Giuseppe e i loro nipoti, Alessandro e Michele, sono emersi costanti contatti proprio della famiglia mafiosa di Brezza, i cui vertici si erano spostati a S. Maria Capua Vetere, con Elio Diana, cognato del boss ergastolano Francesco Schiavone ‘Cicciariello’. Gli inquirenti si stanno concentrando proprio su chi rendeva possibili e contribuiva a organizzare questi contatti. E tra loro emerge un tale Stefano. È stato lui, sostiene l’accusa, a ricevere l’incarico da Michele Mezzero (a suo volta comandato dal boss Antonio) di contattare Gaetano Diana affinché avvertisse il padre Elio di un incontro con il boss di Brezza.

La scarcerazione di Antonio Mezzero, avvenuta nell’estate del 2022, aveva dato nuova linfa al clan, ridiventando capozona del Basso Volturno e punto di riferimento della mafia sul sammaritano. Altra energia criminale nell’organizzazione criminale era entrata, dice la Dda, con il ritorno a Casal di Principe di Elio Diana (non indagato nell’indagine che ha riportato Mezzero in cella). Il riferimento del gruppo di Casapesenna, da quando è stato rimesso in libertà, sarebbe invece Carmine Zagaria e controllare l’Agro caleno era compito di Pietro Ligato (arrestato insieme a Mezzero per associazione mafiosa e pizzo). Questo è il quadro tracciato dai carabinieri del Nucleo investigativo a luglio 2023, dal quale emergono anche altre figure di rilievo attive nelle varie cosche che stavano operando sul territorio, come quella di Carlo Bianco, di Casal di Principe. E in questo quadro è saltata fuori pure l’attesa che avevano per il ritorno di altri pezzi da novanta del clan, come Alfonso Cacciapuoti (scarcerato proprio a luglio 2023). Come detto, messo nero su bianco il nuovo scacchiere mafioso, adesso, oltre a continuare a monitorare le azioni di chi occupa il vertice dell’organizzazione, ci sarà attenzione anche per le seconde linee, ai fiancheggiatori.

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