CASERTA – I lavori affidati a ditte pronte a sponsorizzare la squadra di calcio dove giocava il figlio: è il tema svelato dalla Procura di S. Maria Capua Vetere nell’inchiesta che ha travolto Giorgio Magliocca. È il tema diventato noto con le perquisizioni scattate lo scorso 24 ottobre, ma non è il solo. L’attenzione degli inquirenti, a quanto pare, è stata rivolta anche ad alcune procedure concorsuali che hanno interessato vari ambiti della pubblica amministrazione casertana e a diversi appalti gestiti dalla Stazione unica appaltante della provincia (vicende che coinvolgerebbero, quindi, diverse realtà locali). Insomma, il contenuto della perquisizione indicherebbe soltanto una parte del lavoro finora svolto (e che è ancora in fase di svolgimento) dai carabinieri coordinati dalla Procura di S. Maria Capua Vetere.
Analizzando il materiale raccolto nel corso dei blitz di fine ottobre (sono stati sequestrati telefoni, documenti e dispositivi informatici vari) che hanno riguardato, complessivamente, 12 indagati (tra cui proprio Magliocca, presidente della Provincia e sindaco di Pignataro, dimissionario), i militari dell’Arma verificheranno la presenza di elementi che potrebbero confermare o smontare la tesi che finora hanno strutturato.
L’aver manipolato procedure di selezione di lavoratori da dislocare nei vari Enti di Terra di Lavoro, stando alle ipotesi investigative, sarebbe stato in grado di mettere in condizione quei politici, che avrebbero inciso sui concorsi, di poter ottenere da chi aveva conquistato il “posto” atteggiamenti non proprio lineari per favorire determinate ditte. Spieghiamo meglio: l’amministratore che ha necessità di indicare, non rispettando le procedure, una precisa società come destinataria di un appalto, per ragioni che travalicherebbero il pubblico interesse, va a chiedere di farlo (di forzare la mano) a chi ha ottenuto la posizione che occupa, magari, non solo per bravura, ma perché aiutato a sua volta nell’avere quella posizione. Un meccanismo che andrebbe poi a intrecciarsi con schemi non solo imprenditoriali, ma pure di quelle incentrate sulle intese tra politici (che chiedevano a colleghi di favorire alcuni candidati piuttosto che altri nei concorsi per motivi elettorali). Insomma, un mondo su cui la Procura ha deciso di affacciarsi e, in modo assennato, senza entrare a gamba tesa, esplorarlo, comprendendo se realmente ci sono o meno gli estremi per procedere.
Logicamente si tratta, al momento, di ipotesi investigative che vanno oltre Magliocca e che nel prosieguo dell’inchiesta potrebbero anche dimostrarsi non fondate.
Il lavoro svolto dai militari dell’Arma di Aversa sul politico di Pignataro Maggiore finora ha portato i pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano a contestargli il reato di corruzione perché, come già detto, avrebbe sfruttato il suo ruolo di presidente della Provincia di Caserta e di sindaco del comune caleno per affidare lavori a società che si erano mostrate disponibili a finanziare le squadre di calcio dove giocava uno dei suoi figli (prima le giovanili dei Gladiatori e poi il Vitulazio). Magliocca è da ritenere innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
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