CASAL DI PRINCIPE – Un 19enne di Villa Literno con l’avambraccio ferito da almeno tre coltellate trasportato d’urgenza in clinica per medicarlo: è l’epilogo dell’ennesimo atto di violenza tra ragazzi andato in scena nell’Agro aversano. Partendo proprio da questo accesso al pronto soccorso di Pineta Grande, avvenuto venerdì sera, i carabinieri, in poche ore, sono riusciti a tracciare cosa e chi avrebbero causato quell’aggressione. E ciò che i militari dell’Arma hanno raccolto ha spinto il pm Antonio Vergara della Procura di Napoli Nord ad emettere un fermo per Giovanni Di Bona, 25enne, residente a San Cipriano d’Aversa.
Stando a quanto sostenuto dall’accusa, Di Bona aveva ingaggiato un inseguimento con quella che diventerà la sua vittima. Il sanciprianese, a bordo della propria auto, aveva iniziato ad inseguire il liternese che viaggiava su una Mercedes insieme ad un suo amico. Raggiunto in via Verga, a Casal di Principe, a pochi passi da un’oreficeria, il 25enne, dice la Procura di Napoli nNord, convince il 19enne a scendere dalla macchina, dicendo che voleva solo discutere. Ed invece, con un gesto fulmineo, gli avrebbe sferrato una coltellata con l’intento di colpirlo all’addome: la parte in cui voleva affondare la lama per il pm chiarisce in modo palese l’intenzione di Di Bona di uccidere. E se non è riuscito in questo intento è perché la vittima è riuscita a proteggersi frapponendo tra la lama e la sua pancia il proprio avambraccio.
Sferrato il primo fendente, la vittima prova ad allontanare l’aggressore, che però continua a colpire con la lama. Di Bona avrebbe poi minacciato il liternese, dicendo che sarebbe tornato ad aggredirlo con un’arma da fuoco. Consegnato l’avvertimento, il sanciprianese, ha ricostruito la Procura, si è allontanato con la sua vettura a tutta velocità.
Poco dopo, i carabinieri della locale stazione, supportati dalla Compagnia di Casal di Principe, diretta dal capitano Marco Busetto, tracciata quella che ritengono essere stata la dinamica del brutale accaduto, hanno ottenuto l’ok dalla Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, all’arresto del 25enne. Di Bona, assistito dall’avvocato Pasquale Diana, è stato portato nel carcere di S. Maria Capua Vetere con l’accusa di tentato omicidio, porto illegale di arma bianca e violenza privata.
Secondo la Procura, alla base dell’aggressione ci sarebbe la malsana gelosia dell’indagato per la propria ragazza. Di Bona, dice l’accusa, raggiunto il 19enne di Villa Literno, lo avrebbe preso per il viso e accusato di seguire sui social la sua fidanzata. Insomma, solo il fatto che il liternese avesse deciso di diventare un follower della ragazza con cui Di Bona ha una relazione avrebbe innescato in quest’ultimo una rabbia inaudita, al punto da colpirlo più volte con un coltello.
Logicamente, quanto descritto è la ricostruzione fatta dalla Procura, che questa mattina sarà valutata dal giudice Farina del Tribunale di Napoli Nord (deciderà se convalidare o meno il fermo).
Di Bona ha rapporti di parentela con il più noto Lello Letizia, storico esponente del clan dei Casalesi, per un periodo (dopo che è tornato in libertà) trasferitosi ad Anzio ed ora ritornato a vivere a Casal di Principe. A Di Bona non è contestato alcun reato connesso alla mafia ed è da ritenere innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
“Ora ritorno e ti do 10 botte di pistola”
Accoltellarlo non gli era bastato. Secondo il pm Antonio Vergara, che sta conducendo l’indagine sul caso, Giovanni Di Bona, dopo aver sferrato almeno tre coltellate, ha proferito parole minacciose nei confronti della sua vittima, facendogli comprendere che non era finita lì.
Cosa avrebbe detto? “Non ti muovere da qui che torno con la pistola e ti do dieci botte”.
Mentre aveva davanti agli occhi il liternese con il braccio sanguinante, Di Bona avrebbe esplicitato la sua intenzione di andarsi a procurare una pistola per eliminarlo. Prima di arrivare alle coltellate e alla minaccia di usare un’arma da sparo, Di Bona, intercettata l’auto su cui la vittima viaggiava con un amico, una Mercedes Classe A, avrebbe tentato di colpirla lanciando in direzione dell’auto un bicchiere e, subito dopo, messosi al suo inseguimento, rendendosi protagonista di manovre pericolose e sorpassi azzardati fino a sbarrare la strada al liternese, costringendolo così a fermare la sua marcia.
Il timore che si ripetesse la tragedia che colpì il cugino Giuseppe Turco
Una tragedia sfiorata. Se non c’è scappato il morto è solo perché, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il 19enne di Villa Literno è stato pronto a proteggersi l’addome con l’avambraccio. Se non avesse avuto prontezza e riflessi, l’Agro aversano probabilmente sarebbe potuto ripiombare a quanto accaduto a giugno dell’anno scorso.
Ci riferiamo alla triste e tragica vicenda che ha come vittima Giuseppe Turco, anche lui di Villa Literno e cugino del 19enne che sarebbe stato aggredito da Di Bona. Storie, fortunatamente, con un esito diverso. Ma a legarle, oltre la familiarità tra le due vittime e lo scenario dell’evento, Casal di Principe, c’è il movente: la gelosia per una ragazza.
Giuseppe Turco perse la vita in ospedale: anche lui fu preso a coltellate a Casale, ma in piazza Villa, e portato a Pineta Grande, dove, però, a causa delle profonde ferite non riuscì a sopravvivere. Al cugino è andata diversamente. Ha salva la vita e chi lo ha accoltellato non ha il fardello che gli avrebbe distrutto la propria esistenza di aver assassinato un altro ragazzo, fardello che invece ha Anass Saanud, il 21enne che per avere ucciso Giuseppe Turco ha incassato 17 anni di reclusione.
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