Scandalo Sprar, ignorato l’allarme dell’Asl: “Uffici dell’ex Canapificio in pessime condizioni”

L'Ex Canapificio

Un allarme dell’Asl sulle condizioni igieniche delle strutture di accoglienza degli immigrati fu ignorato. Questa una delle accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere nell’inchiesta a carico di 17 persone con l’imputazione di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. A finire sotto indagine, per atti commessi tra settembre 2016 e dicembre 2019, l’associazione temporanea di scopo composta dal Comitato del Centro Sociale (Ex Canapificio) e dalla Congregazione Suore Orsoline – Scm Comunità Rut di Caserta (Casa Rut), ma anche il funzionario del Comune Matteo Palmisani (oggi in pensione), in qualità di responsabile unico del procedimento nel progetto di accoglienza ai migranti Sprar. Secondo la Procura, Palmisani non avrebbe controllato l’attività dell’Associazione e, fra l’altro, non avrebbe tenuto conto dell’ispezione compiuta il 6 febbraio 2019 negli uffici dell’Ex Canapificio da parte degli addetti dell’Asl. Le condizioni igienico sanitarie di questi locali, notano gli inquirenti, erano pessime. Palmisani non avrebbe vigilato su una serie di circostanze, come il numero effettivo di assistiti: il progetto ne prevedeva 200, ma i beneficiari erano 126.

I revisori dei conti nominati per questo progetto Michelina Bruno (presidente), Bruno D’Agostino e Pietro Losco, risultavano in conflitto di interessi perché già svolgevano le stesse mansioni per il Comune e non avrebbero eseguito le dovute verifiche, non dichiarando quindi inammissibili spese per oltre un milione. Questa accusa è mossa anche allo stesso Palmisani e a Claudia Campolattano del Comitato per il centro sociale, addetta alla rendicontazione. Nei prossimi giorni gli indagati potrebbero chiedere di essere ascoltati dalla Procura per rivendicare la regolarità del loro operato. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Stellato e Carmine Malinconico.

Oltre ai nomi citati, sono indagati Fabio Basile, 54enne di Caserta, legale rappresentante dell’Ats e presidente del Centro sociale; suor Rita Giaretta, 68enne di Roma, legale rappresentante della Congregazione Suore Orsoline e membro dell’Ats; Massimo Cocciardo, 54enne di Casapulla; Giovanni Paolo Mosca, 32enne di Maddaloni, cassiere; Immacolata D’Amico, 47enne di Caserta, coordinatrice del progetto; Domenica D’Amico, 48enne di Caserta; e Vincenzo Fiano, 38enne di Caserta, responsabili dei rapporti con la politica dell’Ats; Federica Maria Crovella, 34enne, responsabile delle strutture alloggiative del progetto; Virginia Anna Crovella, 35enne, coordinatrice dei corsi di formazione e di istruzione, entrambe casertane; Andrea Bartoli, 40enne di Milano, addetto nell’Ats agli alloggi e ai corsi di istruzione; Gian Luca Castaldi, 45enne di Caserta, rappresentante della Caritas di Caserta; e Riccardo Russo, 42enne di Roma, del Servizio centrale Sprar di Fondazione Cittalia.

Ieri il centro sociale è intervenuto, ricordando che le indagini sono iniziate nel 2018, “a seguito di una denuncia di un ex operatore del progetto, che era stato in precedenza licenziato e denunciato dal Centro Sociale per gravi fatti commessi all’interno del progetto di accoglienza. Le indagini si sono chiuse il 30 settembre 2019. Il 24 ottobre 2024 ci è stata notificata la chiusura di quelle indagini. Siamo sereni. Consapevoli di poter dimostrare la nostra estraneità alle ipotesi di reato infamati che ci vengono addebitate. Orgogliosi della comunità solidale e inclusiva che abbiamo avuto l’onore di contribuire a costruire”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Santonastaso: “Quando si è garantisti, a mio avviso bisogna esserlo per tutti, a prescindere dal colore politico. Tuttavia, dopo l’ennesimo scandalo che sporca ancora una volta la nostra terra, ed in particolare la nostra città, è d’obbligo una riflessione generale relativa a questo difficile periodo storico. Questo meritano i casertani? Rappresentanti, amministratori, il cui unico obiettivo è “ingrassare”, utilizzare la cosa pubblica per fini personali, per fare business, sistemare i congiunti, i figli, i nipoti fino alla terza generazione”.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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