ROMA (Gianluca Rocca) – Ora non ci sono più alibi: tutte le forze politiche, da destra a sinistra, hanno detto che l’accordo con i Cinque Stelle non era possibile perché Di Maio voleva per forza fare il presidente del consiglio. Ora il capo politico del M5S lo ha detto chiaramente, è pronto a fare un passo indietro. La presidenza può andare anche a qualcun altro, ma se vogliono fare un governo con i Cinque Stelle devono firmare il contratto di programma, e, soprattutto, devono lasciare fuori dalla porta Berlusconi. Il messaggio ha un indirizzo ben preciso: la Lega. Salvini a questo punto non ha più alibi. Se lo scopo di entrambi è quello di impedire che si formi un governassimo di tecnici (alla Monti per capirci) allora la soluzione è a portata di mano: Lega e Cinque Stelle possono scegliere un premier ‘terzo’ e varare un programma di governo condiviso. Sul tavolo il M5S mette tre argomenti: reddito di cittadinanza, abolizione della legge Fornero e promulgazione di una legge anticorruzione.
Le parole di Di Maio
Il passo indietro di Di Maio è contenuto in un messaggio diffuso oggi pomeriggio: “In questi due mesi il Movimento 5 Stelle ha fatto il possibile per dare al Paese un governo del cambiamento che finalmente lavori per i cittadini. Un’impuntatura sulla mia persona non c’è mai stata, perché l’unica cosa che mi sta a cuore è migliorare davvero la vita delle persone: è questa la soddisfazione più grande che posso avere. Per questo dico a Matteo Salvini: scegliamo insieme un Presidente del Consiglio terzo, purché sia una personalità in grado di connettersi con le esigenze del Paese, una persona di testa e cuore in grado di realizzare ciò che i cittadini ci hanno chiesto: reddito di cittadinanza, via la Legge Fornero, una seria legge anticorruzione. Noi stiamo provando in tutti i modi a dare una soluzione politica al lavoro del Presidente Mattarella, anche per impedire che arrivi un algido tecnico che guarda ai numeri più che alle reali esigenze della gente. Se saremo in grado di fare un governo politico di questo tipo – noi e la Lega – bene, altrimenti per noi si dovrà tornare al voto. Di certo l’alternativa di un governo tecnico non riceverà il nostro appoggio”
Si attende la replica di Salvini
Al momento il leader della Lega ha preferito non commentare la proposta di Di Maio, e questo la dice già lunga sulla sua libertà di decisione. Lecito pensare che prima di esprimersi debba fare ‘un passaggio’ ad Arcore. Da questa mattina però, non è stato in silenzio, ha trovato il tempo per denunciare un atto intimidatorio contro la Lega (un fantoccio con maglietta verde appeso a testa in giù, “non ci fate paura, noi andiamo avanti”) e per annunciare una querela nei confronti di Carlo De Benedetti (che lo ha chiamato antisemita e ha accusato di essere sovvenzionato da Putin). Ma sul governo nulla. Ma le decisioni più difficili, si sa, hanno bisogno del loro tempo, e dei loro riti, per essere prese ‘in sicurezza’.