Falsi certificati medici usati per truffare le compagnie assicurative: è il tema della maxi inchiesta, condotta dai carabinieri, che coinvolge 527 indagati. E per 54 di loro, il pubblico ministero Gerardina Cozzolino della Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto misure cautelari (carcere per 52 e domiciliari per i restanti due – Andrea Cipullo e Mariangela Massella). Proprio in relazione a questa complessa attività investigativa, ieri, dinanzi al giudice Daniela Vecchiarelli, sono proseguiti gli interrogatori preventivi: rappresentano il nuovo step giudiziario, introdotto dalla riforma del ministro Carlo Nordio. Per determinati reati, il gip, incaricato di decidere se emettere o meno le eventuali misure restrittive, è chiamato a confrontarsi, prima di esprimersi sulla richiesta di arresto, con gli indagati per ascoltare la loro versione dei fatti.
Il lavoro degli investigatori, sostiene la Procura, diretta da Pierpaolo Bruni, ha fatto emergere la presenza di una strutturata organizzazione criminale, composta da semplici cittadini, medici, infermieri e avvocati, dedita alla commissione di reati di falso, truffa e corruzione. La sequela di ipotizzate azioni illecite di cui la gang si sarebbe resa protagonista (tra il 2019 e il 2020) avevano come fine quello di raccogliere elementi in grado di tracciare falsi incidenti stradali e consentire alle sedicenti vittime di ottenere indebitamente gli indennizzi dall’assicurazione.
Come agiva la presunta organizzazione? Alcuni degli indagati si preoccupavano di condurre presso i pronto soccorso soggetti con pregresse fratture, i quali, dichiarando al personale sanitario false generalità, corredate da documenti contraffatti, si facevano poi rilasciare referti medici attestanti le effettive lesioni. E questi documenti, collegandoli a sinistri inscenati, venivano poi usati per presentare le richieste di risarcimento danni alle varie compagnie.
Altra modalità di creazione dei falsi certificati era quella di generarli su soggetti sani: i presidi sanitari dove l’organizzazione avrebbe condotto queste persone senza alcuna lesione, ha documentato la Procura, erano quelli di Marcianise e Maddaloni, perché qui sarebbero stati in servizio medici e infermieri compiacenti. Questi camici bianchi, pur trovandosi davanti persone senza alcun problema, ha ricostruito l’accusa, producevano documenti che accertavano falsamente le lesioni, ottenendo anche la dichiarazione di conformità documentale per superare il check delle agenzie investigative delle compagnie assicurative (propedeutico al successivo pagamento del risarcimento dei danni subiti).
L’ipotizzata organizzazione avrebbe potuto contare, dice la Procura, anche su medici in servizio presso altre strutture sanitarie, come la casa di cura S. Maria della Salute di S. Maria Capua Vetere e la Grimaldi di S. Giorgio a Cremano, o ancora l’ambulatorio di ortopedia del Cardarelli di Napoli e uno studio medico a San Nicola (tali strutture sono estranee all’inchiesta). Nella schiera dei presunti complici anche tecnici di radiologia che falsificavano esami diagnostici rilasciati da centri privi di autorizzazione sanitaria e fiscale. Sarebbe stato coinvolto anche un soggetto che, pur non essendo fisioterapista, forniva al supposto gruppo criminale false fatture attestanti l’esecuzione di cicli di fisioterapia per corredare la richiesta risarcitoria. A completare il quadro dei ruoli dei componenti dell’associazione pure alcuni avvocati e i cosiddetti ‘reclutatori’ di persone che si dichiaravano pronte a immolarsi per produrre falsi certificati.
A tenere i fili dell’ipotizzato gruppo criminale, sostiene il pm Gerardina Cozzolino, Guglielmo e Gianluca Di Sarno: sarebbero stati loro al vertice della ‘piramide’. E appena un gradino più in basso, in veste di loro collaboratori, c’erano, stando alla tesi degli inquirenti, Antonio Abatiello e Emilio Acunzo. Logicamente gli indagati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Ad ora per loro pende solo una richiesta di arresto cautelare che sarà valutata dal giudice Vecchiarelli e il proseguo dell’indagine (che non è ancora chiusa) o il probabile processo che ne scaturirà potrebbero anche far emergere la totale estraneità degli inquisiti ai fatti contestati. I 54 indagati che rischiano l’arresto sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati, falso, corruzione e favoreggiamento. Nel collegio difensivo, tra gli avvocati impegnati, Agostino D’Alterio, Giovanni Cantelli, Carlo De Stavola, Vincenzo Di Vaio, Ferdinando Letizia, Pasquale Diana e Alfonso Quarto.