CASERTA – La ricerca della prova che manca per dare solidità a un’indagine già avviata, ma anche l’occasione di scoprire altri elementi in grado di innescare nuovi filoni investigativi. Sono i due estremi entro cui solitamente trova ragione il perché delle perquisizioni disposte dagli inquirenti. È ancora presto per stabilire se quelle che, lo scorso 24 ottobre, hanno interessato Giorgio Magliocca, ex presidente della Provincia di Caserta, e altri 11 indagati siano riuscite a fornire ai carabinieri gli elementi desiderati per strutturare meglio la loro tesi investigativa. Ma possiamo già sbilanciarci nel dire che sono servite a dare impulsi ad altri fronti di inchiesta (comunque connessi al filone principale): e tra questi c’è il tema dei concorsi.
Lo avevamo già scritto: il presunto giro di appalti gestiti da Provincia e Comune di Pignataro Maggiore che, secondo la Procura di S. Maria Capua Vetere, Magliocca, in veste di guida dei due Enti, avrebbe manipolato, facendoli assegnare, con la complicità di dipendenti pubblici, a ditte disposte a sponsorizzare squadre di calcio a lui care, era ed è solo uno dei vari temi dell’attività che stanno conducendo i militari dell’Arma. Era ed è l’aspetto noto perché emerso con la perquisizione che ha riguardato Magliocca e compagnia. Ma c’è dell’altro.
Analizzando quanto raccolto nel blitz andato in scena oltre un mese fa, i militari dell’Arma hanno ritenuto, confrontatisi con i magistrati, di chiedere alla Provincia gli atti riguardanti tutti i concorsi espletati dal 2020 ad oggi. Gli inquirenti vogliono accertare la regolarità delle procedure svolte che hanno portato negli ultimi anni tante nuove unità sull’Ente che amministra il territorio di Terra di Lavoro.
Quale l’obiettivo? Una volta che avranno quelle carte a disposizione, i carabinieri (rapportandole agli altri elementi raccolti in precedenza) punteranno a verificare se qualcuno dei partecipanti ai concorsi possa aver vinto per spinte politiche e non per merito. Circostanza che potrebbe intrecciarsi con la vicenda degli appalti manipolati. Per quale ragione? L’ipotizzata riconoscenza che il vincitore di concorso avrebbe nei confronti di chi gli ha garantito il posto, lo avrebbe potuto poi indurre a dire sì alla richiesta del politico di effettuare azioni non in linea con i doveri d’ufficio.
Al momento, chiariamolo, si tratta solo di ipotesi che i carabinieri, su delega della Procura di S. Maria Capua Vetere, stanno verificando.
Restando in tema dipendenti della Provincia, proprio ieri è stata interrogata dagli inquirenti una delle unità assunta con i concorsi finiti nel mirino dei carabinieri. Il motivo della sua visita al palazzo di giustizia sarebbe connesso proprio all’attività investigativa che ha coinvolto Magliocca.
Ad oggi, gli indagati noti (perché destinatari della perquisizione del 24 ottobre scorso), oltre l’ex presidente, sono: Cosimo Rosato, 67enne, Alfonso Valente, 54enne, entrambi di Marcianise, Luigi De Lucia, 68enne, patron della squadra di calcio del Vitulazio, e il figlio Alfonso, 31enne, Gerardo Palmieri, 50enne di Caserta, dirigente del settore Viabilità e Trasporti della Provincia, Marcello Baldo, 48enne, responsabile dell’area Tecnica del Municipio di Pignataro Maggiore, e Clara Di Patria, 41enne di S. Maria Capua Vetere, architetto in servizio presso il dipartimento coordinato da Palmieri. A loro i pm Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino, titolari dell’inchiesta, contestano il reato di corruzione in relazione a tre affidamenti. Il 24 ottobre i pm disposero perquisizioni anche nei confronti di altri due indagati. Chi sono? Mattia Parente, imprenditore, e il cugino Giuseppe, finanziere che era in servizio presso l’ufficio intercettazioni della Procura di S. Maria Capua Vetere. Secondo la tesi degli inquirenti (da verificare), l’uomo d’affari avrebbe saputo dal familiare che era in corso un’indagine a carico di Magliocca. Entrato in possesso dell’informazione, l’avrebbe passata proprio all’allora presidente.
Logicamente, si tratta di ipotesi investigative riguardanti un’inchiesta ancora in corso e non è da escludere che, nel corso dello svolgimento, possa emergere che le persone coinvolte (da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) siano estranee ai reati loro contestati.
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