TEVEROLA – Un diverbio sfociato in violenza. Una lite tra fidanzati che avrebbe potuto avere come epilogo una vita spezzata. E se il finale non è stato irreversibilmente tragico è solo grazie alla buona sorte. Il presunto protagonista dell’aggressione di cui oggi scriviamo è Salvatore De Santis, 47enne di Teverola, alias ‘Buttafuori’, in carcere da settembre con l’accusa di mafia, estorsione e spaccio di droga. Per i magistrati della Dda di Napoli è il braccio destro del boss Aldo Picca. Quella che sarebbe stata vittima della sua brutalità, invece, è una 30enne di origini brasiliane, ma residente a Gricignano d’Aversa, con cui al tempo aveva una relazione. E ieri mattina, a oltre due anni dalla violenza che travolse la sudamericana, De Santis è stato raggiunto da un’ordinanza cautelare notificatagli dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta ed emessa dall’ufficio gip del tribunale di Napoli Nord. Quale l’accusa? Tentato omicidio.
Era il 19 febbraio 2022. Stando all’indagine, coordinata dalla Procura normanna, ‘Buttafuori’, a seguito di una lite con la compagna, la investì con la sua automobile, schiacciandola contro un cancello e causandole la frattura del bacino e delle anche. I due erano andati a pranzo in un ristorante di Teverola, ma tra una portata e l’altra nacque una discussione per futili motivi. La brasiliana decise di allontanarsi dal locale, lasciando De Santis da solo al tavolo. Per ‘Buttafuori’ era un affronto enorme e così, in preda alla rabbia, salì a bordo della sua Jeep Renegade, raggiunse la compagna che ormai aveva raggiunto il territorio di Carinaro (via Fratte) e le chiese di consegnargli le chiavi di casa. Al no della donna, De Santis, secondo l’accusa, la investì con l’auto gridando: “Adesso ti uccido proprio… vaffa…”.
La sudamericana, tramortita, ebbe difficoltà ad alzarsi, così De Santis fu costretto a sollevarla di peso caricandola in auto. Anziché trasportarla al pronto soccorso, il teverolese decise di portarla a casa della madre. Qui la 30enne, ferita, raccontò ciò che aveva subito dall’uomo, dicendo di voler denunciare tutto. Ma la madre del presunto esponente del clan dei Casalesi e la sua ex nuora, pure presente, l’avrebbero convinto a non dire nulla.
I militari dell’Arma ritengono che per oltre un mese la vittima fu costretta a rimanere sostanzialmente immobile per le gravi fratture riportate, ricevendo le cure necessarie proprio dalla madre di De Santis e da alcuni suoi amici. Grazie alle intercettazioni, gli inquirenti hanno appreso che alcuni giorni dopo l’investimento, la donna fu accompagnata prima in un centro diagnostico privato e poi in ospedale ad Aversa per sottoporsi a degli esami, dai quali risultò la frattura scomposta del bacino. Uscita dal nosocomio, De Santis si preoccupò se avesse detto qualcosa o meno sulle cause delle ferite, ma la brasiliana lo rassicurò: “Non ho dichiarato nulla alla polizia”.
I carabinieri hanno effettuato ricerche nell’archivio del Moscati per capire se l’accesso fosse stato registrato, ma non ce n’era traccia. E’ rimasta, invece, quella di quanto fatto presso il centro privato di Aversa. Nel corso dell’attività investigativa è emerso anche il tentativo, da parte di De Santis, su suggerimento di un suo amico, di trovare una persona che si assumesse la responsabilità dell’incidente per provare a chiedere poi un risarcimento all’assicurazione, ma questo progetto criminale non sarebbe stato poi portato avanti.
Gli elementi che abbiamo raccontato erano emersi già nell’indagine coordinata dalla Dda di Napoli, che fece scattare 40 misure cautelari, portando in carcere proprio De Santis e Picca. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo c’era pure la brasiliana vittima del tentato omicidio: la donna venne sottoposta ai domiciliari con l’accusa di concorso nello spaccio di droga gestito da De Santis. La vicenda dell’investimento con l’auto, non legata alle logiche mafiose, è stata poi stralciata e seguita dalla Procura di Napoli Nord. La vittima non ha sporto denuncia sull’accaduto.