Omicidio Mancone, condannato il boss Fragnoli

MONDRAGONE– Condannato il boss Giacomo Fragnoli per l’omicidio di Giuseppe Mancone La Dda di Napoli aveva richiesto e ottenuto il giudizio immediato per il mafioso, che, assistito dai legali Angelo Raucci e Luca Pagliaro, ha scelto di essere processato con rito abbreviato. Il giudice Provvisier del Tribunale di Napoli, nelle scorse ore, gli ha inflitto 20 anni di reclusione, una pena inferiore rispetto a quanto richiesto dalla Procura partenopea (aveva proposto l’ergastolo).

Stando alla tesi della Dda, Fragnoli ebbe un ruolo fondamentale nell’assassinio di Mancone, detto Peppe ‘o Rambo andato in scena nell’agosto del 2003. La vittima venne freddata nel Roxy Bar di Mondragone. Due individui, in sella a un ciclomotore, raggiunsero Mancone che si trovava all’interno del locale con alcuni amici. Il passeggero della due ruote scese dalla sella, si diresse all’interno del locale, si avvicinò a Peppe ‘o Rambo ed esplose verso di lui diversi colpi di pistola, ferendo anche altri soggetti presenti. Concluso il raid, il killer risalì sulla moto guidata dal complice per fuggire via. Ma nel farlo imboccarono un vicolo cieco e furono costretti a ritornare indietro e a transitare di nuovo dinanzi al bar. Durante queste manovre incrociarono alcune ragazze in bicicletta e una di loro, resa subito dopo l’assassinio, dichiarò importanti informazioni per ricostruire l’accaduto e permettere ai militari di identificare gli esecutori materiali. Chi erano? Salvatore Cefariello e Marco Durantini, diventati collaboratori di giustizia rispettivamente nel 2013 e nel 2012. Se Fragnoli, all’epoca leader della cosca mafiosa attiva sul Litorale, dispose l’assassinio, hanno ricostruito gli investigatori, è perché la vittima si era rifiutata di pagare un cospicuo rateo mensile sull’attività di spaccio di stupefacenti che gestiva.

Dopo essere riuscita a individuare gli esecutori del raid di piombo, l’indagine coordinata dalla Dda per alcuni anni si era arenata. Ma a darle una scossa arrivarono le dichiarazioni autoaccusatorie rese proprio da Giacomo Fragnoli il 13 giugno 2016, mentre si trovava nel carcere de L’Aquila. Volle essere sentito dal pubblico ministero e confessò di aver partecipato al delitto. La difesa ora attende le motivazioni della sentenza per valutare un eventuale ricorso in Appello o l’accettare il verdetto sfruttando un ulteriore sconto garantito dalla Cartabia.

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