CASERTA – Rischiavano di perdere il finanziamento di Invitalia. Gli imprenditori Paolo e Luigi Griffo, patron della società Spinosa, avevano ottenuto oltre 10 milioni di euro per realizzare un mega impianto di produzione di mozzarella a Cancello Arnone. E se, dopo tanto tribolare, erano riusciti a conservarlo, è anche grazie all’intervento del consigliere regionale Giovanni Zannini (nella foto in alto a destra). Un intervento, però, ritengono i pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, non lecito. E in cambio del suo prodigarsi per la riuscita dell’operazione imprenditoriale, i Griffo, stando alla tesi della Procura, avrebbero pagato al politico una gita a Capri su uno yacht (Camilla) per il weekend del 9 e 10 settembre 2023.
Questa storia, tracciata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Aversa e dagli uomini della Capitaneria di Porto di Napoli, ha portato la Procura di S. Maria Capua Vetere, diretta da Pierpaolo Bruni, a contestare a Zannini e ai Griffo le ipotesi di truffa (per aver ottenuto i finanziamenti indebitamente) e corruzione (l’offerta della gita per ricambiare al politico il favore reso).
A convincere gli inquirenti che ci sarebbe stata corruzione hanno contribuito le dichiarazioni rese da Vincenzo Rurgo. Chi è? L’amministratore unico della società Venti ed Eventi di Latina, che aveva pagato le spese di ormeggio e di tutti gli approdi fatti dall’imbarcazione (di cui è proprietario) su cui c’era Giovanni Zannini. Vincenzo Rurgo è anche il fratello di Sergio Rurgo, suocero di Paolo Griffo.
Il patron di Venti ed Eventi viene interrogato dai pm il 9 ottobre dell’anno scorso e alla domanda su chi avesse dovuto sborsare denaro per quel weekend in barca di Zannini, l’imprenditore è stato chiaro: la cifra doveva essere garantita da suo nipote, Paolo Griffo. Agli inquirenti riferì che il giorno prima era stato contattato per organizzare un’escursione a bordo della sua imbarcazione, la ‘Camilla’, preannunciandogli che avrebbe preso parte a quella gita un noto avvocato, appunto Giovanni Zannini. Paolo Griffo, stando a quanto detto da Rurgo, doveva quel ‘regalo’ per un favore ricevuto dal politico. A dargli certezza che Zannini non avrebbe dovuto pagare è quando gli chiese se aveva bisogno della fattura, ma il mondragonese rispose che non gli era necessaria. Con queste frasi, gli inquirenti hanno un elemento che dimostrerebbe come l’obiettivo della gita fosse un tentativo dei Griffo di sdebitarsi dell’intervento che fece Zannini. In realtà, il politico mondragonese successivamente si preoccupò di versare lui la somma. Ma gli inquirenti sostengono che fosse una strategia per cercare di ostacolare le indagini di cui era stato messo al corrente. Ed infatti, evidenzia l’accusa, il bonifico di Zannini partì a seguito del primo interrogatorio che Vincenzo Rurgo affrontò con la Capitaneria di Porto delegata a indagare sulla gita. Di questo suo interrogatorio Rurgo avrebbe parlato, ipotizza l’accusa, con Paolo e Luigi Griffo il 27 settembre presso il bar ‘Canarino’ di Frosinone. Insomma, la notizia dell’inchiesta era iniziata a circolare.
Prima delle dichiarazioni di ottobre rese da Vincenzo Rurgo ai pm, c’è anche un altro elemento che ha portato gli inquirenti a convincersi che la gita di Zannini rientrava in un presunto patto corrutivo. Quale? La conversazione dell’11 settembre, nel corso della quale sempre Rurgo chiede al nipote Paolo se Zannini fosse rimasto contento. E Griffo risponde affermativamente e chiarisce che il martedì successivo si sarebbe visto con Sergio (il suocero, fratello di Vincenzo Rurgo), per regolarizzare l’uscita (in barca, ndr) dell’altro giorno.
Ciò che è stato costruito con i finanziamenti di Invitalia ottenuti dai Griffo è stato raggiunto da un sequestro preventivo emesso dalla Procura di S. Maria Capua Vetere.
Cosa avrebbero fatto Zannini per aiutare i patron della società Spinosa? La Regione, che stava seguendo la pratica per il finanziamento riguardante il progetto, aveva ravvisato delle criticità, tra cui l’assenza della Valutazione di Incidenza Ambientale. La Regione, ricostruisce l’accusa, non sarebbe stata disposta a rilasciarla perché c’erano delle presunte irregolarità e così il politico sarebbe intervenuto affinché la Regione delegasse al Comune di Cancello Arnone lo svolgimento di questa incombenza. Avuto il via libera, Cancello Arnone ha poi girato il caso alla commissione ambientale di Castel del Matese e quest’ultima avrebbe rilasciato il via libera con un documento riportante elementi falsi. Ipotesi tracciate in un’indagine ancora in corso e per tale motivo soggette a possibili modifiche. Non è escluso che il suo prosieguo possa far emergere l’estraneità di Zannini e dei Griffo rispetto ai fatti contestati. I Rurgo non sono coinvolti nell’inchiesta.
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