Base di spaccio in via Taormina. Blitz dei carabinieri: tre arresti

Sequestrati oltre 200 grammi di droga, un fucile, denaro e armi ad aria compressa

CASAL DI PRINCIPE – L’arresto di Giorgio ‘Mowgli’ Monaco aveva determinato solo un momentaneo stop: la base allestita in un immobile di via Taormina, dove proprio Monaco, stando all’inchiesta dei carabinieri, coordinava lo spaccio di droga, aveva ripreso imperterrita la sua attività a sole poche settimane dal blitz che lo aveva spedito in prigione (ora è ai domiciliari). E così i militari hanno continuato a indagare, tenendo accesi i riflettori sulla zona e riuscendo, nel giorno della vigilia di Natale, ad assestare a quella struttura criminale probabilmente il colpo decisivo per fermarla. Come? Con tre arresti.

I carabinieri della stazione di Casal di Principe, guidati dal comandante Michele Conte, hanno ammanettato Costantino Petrillo, 33enne, la mamma Anna Fabrizio, 58enne, e Salvatore Parisi, 35enne, assistiti dall’avvocato Mirella Baldascino e accusati, a vario titolo, di spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti oltre che di ricettazione e detenzione abusiva di armi.

Gli investigatori da diversi giorni stavano monitorando l’immobile, nei pressi del quale notavano un andirivieni di soggetti che parcheggiavano nelle sue vicinanze, entravano nella casa e dopo alcuni minuti andavano via. I carabinieri, in una circostanza, hanno deciso di intervenire e fermare alcuni dei soggetti che avevano fatto visita alla casa di Pratillo. Perquisiti, sono stati trovati in possesso di cocaina e eroina, elemento che ha spinto i militari a organizzare una perquisizione nello stabile. E durante la preparazione del blitz, gli investigatori hanno continuato a notare che in circa mezz’ora erano entrate altre sei, sette persone tutte, verosimilmente per comprare droga.
L’irruzione dei carabinieri, stando alla tesi dell’accusa, ha permesso di far emergere la presenza, al piano terra, di una stanza adibita esclusivamente allo smercio di droga, dove sono stati trovati Petrillo e Parisi. Su un tavolinetto erano presenti le sostanze stupefacenti, un bilancino e diverso materiale per il confezionamento. Petrillo aveva addosso inoltre 626 euro e Parisi oltre 500 euro, denaro ritenuto dagli investigatori il provento dell’attività di spaccio.

Nel locale, inoltre, sono stati rinvenuti una carabina altre tipologie di armi ad aria compressa e anche un colpo di pistola calibro 6,35. L’immobile era pure dotato di un sistema di videosorveglianza grazie al quale i presunti pusher riuscivano a monitorare l’ingresso e l’area circostante. I carabinieri hanno poi provveduto a perquisire il piano superiore, dove vive la Fabrizio, e lì hanno trovato un fucile appoggiato al muro risultato essere oggetto di rapina. Nella cucina e nella borsa della donna c’erano pure bilancini di precisione e bustine che solitamente si usano per confezionare le dosi.

I militari hanno rinvenuto e posto sotto sequestro pure agende, telefonini, biglie in acciaio per pistole e una balestra. Nel primo piano, oltre al fucile, sono stati trovati svariati panetti di mannite, sostanza che viene spesso usata per ‘tagliare’ la cocaina, e materiale per il confezionamento. Ma il grosso del quantitativo di droga era occultato nel vano scale dell’attico: qui sono stati scoperti, in una valigetta, due buste, una di circa 156 grammi di marijuana e un’altra di 31 grammi, riposte in una valigia nera. Nel corso dell’attività i militari dell’Arma hanno complessivamente rinvenuto e sequestrato 207,98 grammi di mariujana, 7 di hashish; 3,13 di cocaina, una bustina in cellophane contenete eroina e semi di marijuana.

Ieri le posizioni dei tre sono state esaminate dal giudice Fabrizio Forte del Tribunale di Napoli Nord. Cosa ha deciso? Pratillo resta in carcere, la madre, Anna Fabrizio, ha ottenuto i domiciliari e Parisi non è stato sottoposto a misura. Logicamente i tre sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

La visita di Schiavone per reclamare una quota sullo smercio di stupefacenti

Da business da tenere ai margini, a affare ormai centrale per le attività criminali delle cosche: parliamo dello smercio di droga. I tempi in cui veniva considerato dai mafiosi dell’agro aversano un settore di serie b rappresentano il passato. Le varie anime del clan dei Casalesi, in tempi e con canali diversi, hanno tutte negli ultimi anni investito nei narcotici. Ed Emanuele Libero Schiavone (nella foto), figlio del capoclan Francesco Sandokan, tornato in libertà lo scorso aprile, per ridare forza al gruppo malavitoso di appartenenza, aveva provato ad avviare in proprio lo smercio di stupefacenti, pretendendo anche che le altre piazze di Casale gli riconoscessero una quota. È durante il concretizzarsi di tale disegno, Schiavone si sarebbe recato proprio alla base di via Taormina, arrivando a scontrarsi con chi la gestiva perché non intenzionato a riconoscergli parte dei guadagni. Non è da escludere che proprio quella sua irruzione, andata in scena la scorsa primavera, abbia innescato la guerriglia che ha visto protagonisti Schiavone e Francesco Reccia da un lato e una compagine che avrebbe legami con i Bidognetti dall’altro. Guerriglia che i carabinieri sono riusciti a spegnare sul nascere con l’arresto di Sandokan jr.

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