GIUGLIANO – Nuova spallata al clan Mallardo: 7 arresti. La Direzione investigativa antimafia ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 7 persone (di cui 4 sottoposte alla misura della custodia cautelare in carcere, 3 a quella degli arresti domiciliari). Sono gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso nonché dei delitti di estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalla finalità di agevolare l’organizzazione criminale dei Mallardo, operante sul territorio di Giugliano, e dall’aver agito avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza a sodalizi di tipo camorristico, evocata nei confronti delle vittime, e della condizione di assoggettamento che ne deriva. In particolare, vari imprenditori sarebbero stati minacciati per costringerli a versare agli indagati somme di denaro per poter proseguire nella propria attività lavorativa. Gli illeciti profitti sarebbero poi stati destinati al sostentamento degli affiliati e alla formazione di una ‘cassa comune’ da cui attingere anche per operazioni speculative e di reinvestimento. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
Ordinanza in carcere per Mauro Moraca, 45 anni, Emmanuele Russo, 28 anni, Francesco Mallardo, 52enne detto ‘o marmular, Giuseppe Mallardo, 65 anni. Ai domiciliari Felice Coletta, di 37 anni (difeso dall’avvocato Luigi Poziello), Umberto Mallardo, di 44 anni, e Caterina Poziello, 81 anni. Indagata a piede libero Maria Domenica Mallardo, moglie di Moraca e figlia del defunto Feliciano Mallardo.
Gli indagati sono tutti di Giugliano e sono ritenuti affiliati, a vario titolo, al clan Mallardo, che insieme ai Licciardi della Masseria Cardone e ai Contini del centro va a formare l’Alleanza di Secondigliano, cartello criminale più estesotra Napoli e provincia. Nell’ordinanza firmata dal gip Luca Rossetti spicca la figura di Mauro Moraca. Stando a quanto emerso dalle intercettazioni, dopo essere tornato in libertà nel settembre del 2019, si è occupato della gestione della cassa del clan per la fazione San Nicola, ottenendo da tempo la piena fiducia del compianto Feliciano Mallardo. Ha preso decisioni strategiche importanti, come nel caso dell’esclusione dalle attività del gruppo di un membro storico, Francesco Mallardo, ’o marmular. Inoltre, si è occupato personalmente di garantire il sostentamento agli affiliati. A Moraca viene contestata la sua partecipazione al clan Mallardo durante il periodo che va da giugno 2012 ai primi mesi del 2021. E’ il pizzo la strategia principale del clan. Al gruppo vengono contestate diverse condotte estorsive, tra cui quella da 50mila euro a un imprenditore edile. Numero 2 del gruppo, collaboratore diretto di Moraca, sarebbe – secondo inquirenti e gip – Emmanuele Russo, il più giovane degli indagati, che nonostante l’età aveva già scalato le gerarchie criminali dei Mallardo occupandosi di ogni step delle attività estorsive e della raccolta e della gestione del denaro.
La doppia estorsione per un affare sbagliato a Dubai
Un complesso intreccio di estorsioni, minacce e transazioni immobiliari segna la vicenda che ha coinvolto uno degli imprenditori edili più noti del Giuglianese, vicenda sfociata in una denuncia presentata presso la compagnia dei carabinieri di Marano. Il caso, che si snoda su quasi due decenni, evidenzia come il mondo degli affari locali possa intrecciarsi con dinamiche criminali. La vicenda si è chiusa senza il pagamento della tangente, ma per la vittima fu un vero e proprio incubo. Secondo l’accusa, Mauro Moraca avvicinò uno zio dell’imprenditore, pronunciandogli le seguenti parole: “Ditegli a vostro nipote che l’appartamento non lo voglio e che mi deve dare i soldi altrimenti tiene il problema. So dove abita e che tiene il problema se non mi dà i soldi”. Imprenditore che sarebbe stato vittima di una doppia estorsione, in quanto il clan Mallardo stava vivendo un momento di difficoltà per un affare non decollato a Dubai. Tutto ebbe inizio nel 2007, quando l’imprenditore fu avvicinato da un vecchio amico, Mauro Moraca, titolare di un’agenzia immobiliare. Moraca gli propose l’acquisto di due terreni situati in via Del Toro e via Flavio Gioia, corredati di concessioni edilizie.
L’accordo prevedeva la costruzione di 48 appartamenti, per la cui vendita Moraca avrebbe percepito un compenso di 5mila euro per unità, per un totale di 240mila euro. Tuttavia, durante le trattative, Moraca fece presente la necessità di pagare una tangente estorsiva, dichiarando: “Ti devi mettere d’accordo con mio suocero per la parte di quelli di mezzo alla strada”. Suocero di Moraca era Feliciano Mallardo, figura di spicco del clan. Fu così concordato un pagamento di 900mila euro, da versare in tranche in occasione delle festività. Nonostante la costruzione degli appartamenti, gli stessi rimasero invenduti. Questo non impedì a Moraca di esigere comunque il compenso pattuito di 24mila euro, sostenendo che le unità abitative fossero state affittate. La situazione si aggravò nel 2009, quando l’imprenditore iniziò un nuovo progetto edilizio per una società riconducibile a Moraca, riguardante la costruzione di 18 appartamenti in via Paganini. Per questi lavori era stato concordato un compenso di 2 milione di euro. Durante il progetto, però, Moraca decise di decurtare i 240mila euro non pagati dalla precedente operazione, aggravando ulteriormente i rapporti con l’imprenditore edile.
Nel frattempo, quest’ultimo continuava a pagare somme estorsive ai familiari di Mallardo, per un totale di 350mila euro, consegnate in più tranche nel 2013, anche dopo l’arresto di Feliciano Mallardo e di Moraca. Dopo la scarcerazione di Moraca, avvenuta nel 2019, le tensioni si acuirono. Moraca accusò l’imprenditore di non aver versato il denaro concordato, nonostante le somme fossero già state consegnate ai familiari di Mallardo. Alla richiesta di ulteriori 175mila euro, l’imprenditore propose di cedere un appartamento come saldo del debito. Tuttavia, Moraca continuò a esercitare pressioni, arrivando a minacciare l’imprenditore e i suoi familiari. Frasi come “so dove abita e che tiene il problema se non mi dà i soldi” e “ditegli a vostro nipote che l’appartamento non lo voglio e che mi deve dare i soldi” rappresentano solo alcuni degli episodi intimidatori. Questa vicenda non è solo la storia di un singolo imprenditore alle prese con richieste estorsive. L’episodio getta, infatti, luce su un sistema criminale ben radicato, in cui affari immobiliari e attività illecite si intrecciano, generando una spirale di violenza e intimidazione. L’imprenditore, nonostante le minacce, ha avuto il coraggio di denunciare, contribuendo a far emergere un quadro inquietante che coinvolge non solo personaggi legati alla camorra, ma anche i meccanismi di collusione e coercizione diffusi nel territorio. L’imprenditore, in sostanza, fu minacciato per costringerlo a pagare una tangente che aveva già versato anni prima a Feliciano Mallardo.
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