TRENTOLA DUCENTA – E’ stato assolto in primo grado: il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, lo scorso giugno, ha ritenuto Michele Griffo non colpevole del reato di associazione mafiosa che gli veniva contestato. Ma la Dda ha ritenuto quella sentenza non giusta e così ha presentato ricorso in Appello. Secondo l’accusa, Griffo, in qualità di sindaco di Trentola Ducenta, avrebbe partecipato al clan dei Casalesi come referente di Michele Zagaria. E proprio quest’ultimo lo avrebbe supportato nelle campagne elettorali in modo tale che, una volta in amministrazione, potesse soddisfare le istanze del gruppo mafioso e delle aziende a lui riconducibili, come la Cis Meridionale, la società che gestisce il centro commerciale Jambo – attualmente gestito da un amministratore giudiziario -, in merito alle licenze edilizie, alle convenzioni e agli appalti pubblici.
L’inchiesta, condotta dalla Squadra mobile di Caserta, che ha portato Griffo a giudizio, ha coinvolto anche l’ex patron del Jambo, Alessandro Falco. A differenza dell’ex sindaco, Falco è stato condannato per mafia. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, al termine del lungo dibattimento, ha ritenuto che non fosse possibile attribuire a Griffo il ruolo di sindaco colluso con il clan, a causa della genericità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e della smentita documentale alle loro affermazioni. Secondo i giudici di primo grado, Griffo, difeso dall’avvocato Carlo De Stavola, avrebbe subito l’imposizione del clan, ma non sono emersi atti che dimostrino un suo contributo alla cosca.
Il pm Maurizio Giordano, che ha rappresentato la Dda durante il dibattimento (subentrando al pm Catello Maresca) e ha firmato il ricorso, ha sottolineato che i giudici sammaritani hanno esaminato positivamente la credibilità e l’affidabilità dei collaboratori di giustizia, ma a suo avviso le dichiarazioni, contrariamente a quanto detto dal Tribunale, non erano generiche. Giordano sostiene che i giudici non abbiano valutato correttamente alcuni elementi probatori. Per quanto riguarda il periodo anteriore all’ingresso di Michele Zagaria come leader mafioso nel territorio di Trentola Ducenta, il pm ha ricordato che Griffo, secondo la sua tesi, aveva già legami con il boss Dario De Simone (poi diventato collaboratore di giustizia). Proprio durante la ‘reggenza’ di De Simone, si sarebbe verificato lo scontro tra i soci della Cis Meridionale, Falco e Balivo, con quest’ultimo che voleva uscire dalla società. Il pentito ha raccontato che Falco lo contattò per convincere Balivo a organizzare un incontro a cui, secondo De Simone, partecipò anche Griffo. Il pentito ha affermato che l’ex sindaco presenziò solo per il suo rapporto di conoscenza con i due contendenti, ma il pm ritiene che la versione dell’ex mafioso sia influenzata dallo storico legame di amicizia che aveva con il politico. Insomma, secondo la Dda, De Simone avrebbe reso una versione protettiva per Griffo.
Il pm, nel ricorso, ha anche analizzato la perizia depositata dall’ingegnere Fabio Cafiero, che riguarda gli aspetti urbanistici del Jambo (centro commerciale in cui, dopo la fuoriuscita di Balivo, dice la Dda, avrebbe investito denaro direttamente il boss Zagaria). Tra questi aspetti, il pubblico ministero ha indicato il parere favorevole alla concessione edilizia dell’ottobre 1990: risulterebbe illegittimo in quanto rilasciato per una zona destinata a fiere e mercati e ben 8 mesi dopo che il Consiglio aveva approvato il piano urbanistico relativo al centro commerciale. Griffo era uno dei componenti della commissione edilizia.
La Procura, esaminando quanto riferito dai collaboratori di giustizia, ha osservato che tutti, tranne De Simone e Cantone, ovvero Antonio Iovine, Luigi Cassandra, Massimiliano Caterino, Michele Barone, Nicola Panaro, Nicola Schiavone, Vargas e Generoso Restina, riferiscono che Griffo era considerato uomo di fiducia di Zagaria. E il boss di Casapesenna, secondo i collaboratori di giustizia, lo avrebbe sostenuto elettoralmente, come confermato da Caterino e Barone. Il pm ritiene che il Tribunale si sia limitato ad analizzare singolarmente le dichiarazioni dei pentiti, senza considerare ulteriori elementi di prova a supporto delle informazioni fornite.
Parte del ricorso si concentra anche su elementi che dimostrerebbero la connessione politica del gruppo di Zagaria con Griffo, facendo riferimento alle sentenze di condanna passate in giudicato di altri soggetti coinvolti nella stessa inchiesta, che, a differenza di Griffo e Falco, sono stati giudicati con rito abbreviato.
La Corte d’appello, che esaminerà il ricorso del pm Giordano, non ha ancora fissato l’udienza per il processo di secondo grado a carico di Griffo (che resta da ritenersi innocente fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile).
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