Strage di cutoliani, assoluzione definitiva per Iovine

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La Corte di Cassazione, foto Wikimedia Commons
La Corte di Cassazione, foto Wikimedia Commons

S. CIPRIANO – La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal procuratore generale di Napoli contro l’assoluzione di Giancarlo Iovine, accusato di concorso nella strage di camorra del 1989. L’uomo era stato imputato per il quadruplice omicidio di Antonio Pagano, Giuseppe Mennillo, Giuseppe Orsi e Giuseppe Gagliardi, eseguito dal clan dei Casalesi per colpire i cutoliani e riaffermare il proprio potere sul territorio.

L’accusa contro Iovine si basava sulle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, tra cui Dario De Simone, Antonio Iovine e Salvatore Venosa. Secondo l’impianto accusatorio, l’imputato avrebbe messo a disposizione i locali del consorzio agrario gestito dal padre per consentire al gruppo di fuoco del clan di pianificare l’agguato.

Dopo una condanna in primo grado a 30 anni di reclusione, la Corte d’assise d’Appello di Napoli aveva assolto Giancarlo Iovine, ritenendo che non vi fosse prova chiara ed evidente del suo concorso morale e materiale nel delitto. L’assoluzione era stata motivata dal fatto che il consorzio agrario non fu effettivamente utilizzato come base logistica per l’attentato, e la disponibilità dei locali concessa dall’imputato non aveva inciso sulla determinazione già presa dal gruppo criminale.

Il procuratore generale aveva impugnato la sentenza sostenendo che la Corte d’appello avesse travisato le prove e sottovalutato il ruolo di Iovine. In particolare, secondo l’accusa, il ricorrente avrebbe fornito un appoggio consapevole alla pianificazione dell’agguato, mettendo a disposizione il consorzio agrario per diversi giorni. La Cassazione, con sentenza del 17 gennaio 2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando l’assoluzione. I giudici supremi hanno ritenuto che il ricorso della Procura non contenesse elementi di travisamento della prova tali da giustificare un annullamento della sentenza di secondo grado. Inoltre, la Suprema corte ha sottolineato che la motivazione della Corte d’assise d’Appello fosse logica e coerente con le risultanze probatorie.

Secondo la Cassazione, il procuratore generale ha proposto una rilettura alternativa delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia senza dimostrare l’esistenza di un errore determinante nella valutazione della prova. In particolare, la Suprema corte ha evidenziato che il consorzio agrario non fu ritenuto idoneo per l’appostamento e non venne utilizzato per l’agguato; l’imputato non aveva un ruolo attivo nel rafforzare la decisione del gruppo di fuoco; non vi erano elementi univoci per affermare che Iovine fosse un fiancheggiatore consapevole delle intenzioni del clan.

Con questa decisione, la Cassazione mette la parola fine alla vicenda giudiziaria di Giancarlo Iovine. Le motivazioni della Cassazione sono state rese note martedì scorso.

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