Roma, 9 mag. (LaPresse) –
“Dopo 60 giorni di incredibili balletti, è in vista il governo dei populisti. La ‘madrina’ di Di Maio e Salvini si chiama Berlusconi. E meno male che promettevano l’esecutivo del cambiamento”.
Con queste parole twittate dal capogruppo Andrea Marcucci poco dopo la nota di Silvio Berlusconi, il Pd saluta il prossimo governo M5S-Lega.
Si è realizzata la ‘profezia di Rosato’, convinto sin dall’inizio che il matrimonio giallo-verde si sarebbe fatto.
In questo modo cambia la road map del partito e i giochi si scombinano.
L’elezione del segretario non è più così certa nell’assemblea del 19 maggio quando si potrà decidere per l’avvio del congresso, probabilmente a ottobre-novembre. Nel frattempo, da statuto, alla guida del partito potrebbe restare il presidente Orfini affiancato da una commissione congressuale.
Altra ipotesi, un segretario con un mandato pieno di 4 anni o con un mandato a termine fino al congresso, specificato da un ordine del giorno in assemblea. I Dem avranno ora più tempo per fare un congresso approfondito, con o senza primarie. Anche di questo si è parlato nelle assemblee dei deputati e dei senatori Dem, convocate dai capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci. Per ora, l’unica cosa certa – come sottolinea Andrea Orlando – è che un candidato segretario c’è ed è Maurizio Martina. Resta da vedere se avrà qualcuno, più renziano di lui, contro e se, in caso di rielezione, gli verrà posta la clausola di restare fino al congresso e di non ripresentarsi.
Andata ormai in porto l’alleanza Di Maio-Salvini, il Pd si attrezza per l’opposizione radicale ed esprime viva “preoccupazione” per la nascita di quello che chiama ‘il governo delle destre’. “Sono molto preoccupato per il rischio di una deriva estremista nel governo – avverte il reggente Maurizio Martina -.
Si affacciano ipotesi di accordi di potere last minute, con il rischio per il Paese di pagare a caro prezzo tutto questo. Noi siamo alternativi”. Ma non manca chi dalla minoranza, nel gruppo della Camera, fa notare polemicamente che il Pd avrebbe potuto scongiurare questa intesa, se avesse proseguito il dialogo con il M5S.
Mentre tra i renziani c’è chi invoca “unità politica”. Malumori sporadici visto che, secondo Delrio, i Dem sono “uniti, forti e determinati”.