Accoltella collega e fugge, napoletano ricercato a Milano

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È in fin di vita il cinquantenne egiziano – con cittadinanza italiana e nessun precedente penale – aggredito all’alba di oggi in via Napo Torriani, a pochi passi dalla Stazione Centrale di Milano. L’uomo, dipendente dell’hotel Berna come barman, è stato colpito da più coltellate presumibilmente da un collega, il 34enne Emanuele De Maria, di Napoli, attualmente detenuto presso il carcere di Bollate, da cui era uscito in regime di semilibertà per svolgere un impiego esterno.

Il ferimento, avvenuto intorno alle 6 del mattino, ha allarmato i passanti e il personale delle strutture vicine, tra cui l’ex Gintoneria di Davide Lacerenza. I primi a intervenire sono stati i sanitari di Areu, che hanno trovato la vittima in condizioni disperate. Trasportato d’urgenza all’ospedale Niguarda, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Il quadro clinico è drammaticamente grave: l’uomo resta in pericolo di vita.

Gli investigatori della Squadra mobile, insieme alla Scientifica, hanno escluso quasi da subito la pista della rapina: tutto lascia pensare a un’aggressione mirata. De Maria, che non si è presentato al lavoro nella giornata di venerdì e non ha fatto ritorno nel carcere di Bollate, sarebbe andato a cercare la vittima per motivi ancora da chiarire. L’aggressione, avvenuta in strada, sembra l’epilogo violento di una lite maturata in ambito lavorativo.

L’arma del delitto, un coltello, è stata ritrovata a poca distanza dal luogo dell’aggressione: la lama, spezzata, indica la violenza e la rapidità con cui sono stati inferti i fendenti.

Attualmente è in corso una vera e propria caccia all’uomo: la polizia di Stato, supportata dalla Digos e dalle unità metropolitane, sta verificando telecamere e testimonianze per capire la direzione presa da De Maria. La vicinanza alla stazione ferroviaria e alla metropolitana alimenta il timore che l’aggressore possa essersi rapidamente dileguato con un mezzo pubblico.

Fonti penitenziarie confermano che De Maria stava scontando una condanna per omicidio, ma aveva ottenuto il permesso di lavorare esternamente, proprio presso la stessa struttura alberghiera dove lavorava anche la vittima.

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