di Dario Borriello
Roma, 9 mag. (LaPresse) –
Dalla gioia al sospetto, dalla speranza all’attesa. I sentimenti dei parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno fatto diversi giri di montagne russe nella giornata finale delle trattative per la nascita del ‘governo del cambiamento’.
Quando a Montecitorio, dove si sono ritrovati sia deputati che senatori in seduta comune per l’elezione di un giudice della Consulta e due membri del Csm (andata a vuoto), si è sparsa la notizia che Luigi Di Maio e Matteo Salvini erano impegnati in un incontro one to one, gli entusiasmi della truppa pentastellata si sono improvvisamente accesi e in molti hanno sperato che il loro capo politico potesse riuscire a scongiurasse il ritorno alle urne. Prolungando così la vita di una legislatura che ormai sembrava avere le ore contate.
Come quelle che ha concesso il Colle ai due leader di M5S e Lega per trovare un accordo e dar vita a un esecutivo politico. Man mano che le lancette dell’orologio giravano, però, i sorrisi a tutta bocca dei parlamentari cinquestelle si sono ridimensionati, fino a lasciar posto a sguardi di scoramento o delusione. Le new entry, che ancora non hanno pieno accesso alle stanze dei vertici, chiedevano a chiunque capitasse a tiro cosa stesse accadendo, peraltro senza riuscire a mettere insieme due versioni concordanti, tanto che più d’uno ha sbottato dicendo di preferire una nuova campagna elettorale a un clima di totale incertezza.
A metà pomeriggio, poi, in Transatlantico si è affacciato anche Di Maio, per rispondere alla chiamata in aula. Dopo aver assolto al suo compito, il giovane leader si è concesso giusto un piccolo break in buvette assieme ai suoi uomini più vicini, come il deputato Alfonso Bonafede, Guardasigilli in pectore di un governo pentastellato, prima di ritornare di corsa nel suo ufficio. La pausa è durata poco perché ad attenderlo, oltre ai cronisti in cerca di uno spunto o una notizia, c’erano soprattutto i suoi parlamentari con mille domande e punti interrogativi. Chi è stato più lesto ed è riuscito ad avvicinare il capo politico confida che la conversazione non ha toccato nemmeno lontanamente il tema dell’accordo con Salvini o l’attesa per le parole di Silvio Berlusconi: “Ho sentito che parlavano delle ‘coliti spastiche’ dovute al nervosismo per questi 60 giorni di tira e molla”, rivela una fonte. Tensione testimoniata anche dal fatto che l’ex vicepresidente della Camera ha sempre fatto grande attenzione a coprire lo schermo del suo cellulare, per paura che qualcuno potesse intercettare i suoi messaggi.
Ora dopo ora il clima è andato sempre più peggiorando. Tanto che il capogruppo del M5S al Senato, Danilo Toninelli, oltre a schivare le domande dei giornalisti, ha anche cancellato all’ultimo minuto la sua partecipazione a ‘Porta a porta’. Mentre uno dei ‘veterani’ di peso, come Stefano Buffagni, invitava alla calma domandandosi il perché di “queste eccitazioni ingiustificate” per un accordo che, di fatto, ancora non era definito. Quasi alla fine del pomeriggio, quando ormai lo sconforto avevo preso definitivamente il sopravvento sull’entusiasmo iniziale, un altro deputato di lungo corso, tentando di rincuorarsi, ragionava sul fatto che una eventuale chiusura al governo M5S-Lega non sarebbe stata comunque un male. “Alle prime trattative sulle nomine ci metterebbero sotto – spiegava off the records -, loro hanno il pelo sullo stomaco, noi no. Ci rivolterebbero come un calzino”. Viste le evoluzioni della storia, i pentastellati farebbero a prenotare full immersion di ‘auto-difesa’ politica.