Falso medico, spuntano altre denunce: “Si spacciava per ortopedico, ma non lo era”

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Giuseppe Santoro 1969 e Giuseppe Santoro 1976

CASAPESENNA – Stesso nome, stesso cognome, originari dello stesso paese e anche entrambi medici. Uno è Giuseppe Santoro, ortopedico e traumatologo, nato nel 1976, che opera all’Humanitas e alla Clinica Mediterranea di Napoli. L’altro è il cugino, nato nel 1969, specializzato in medicina dello sport. A novembre quest’ultimo comparirà dinanzi al giudice Daniele Grunieri del Tribunale di Napoli Nord con l’accusa di sostituzione di persona: secondo la Procura, avrebbe accolto nel proprio studio di Casapesenna un paziente – un 67enne di Salerno – che cercava l’ortopedico e non avrebbe chiarito l’equivoco, proponendogli, invece, cure come se fosse lui il professionista richiesto.

Secondo la ricostruzione accusatoria, il medico dello sport avrebbe accettato il paziente pur avendo compreso che non era lui il camice bianco cercato. E il 67enne di Salerno, credendo che si trattasse invece proprio del noto ortopedico, decise di accettare le cure che gli venivano proposte. Il paziente capì, stando a quanto tracciato dal pubblico ministero Giovanni Corona, che non era stato in cura dal Santoro ortopedico quando l’intervento chirurgico in programma gli fu spostato di clinica (non nella Mediterranea, ma in un’altra casertana), e poi altra conferma la ebbe quando apprese che non lo avrebbe operato il camice bianco con cui era stato sotto cura, ma un suo collega.
Un episodio – quello che coinvolge il salernitano (che ha poi rimesso la querela) – che ha acceso i riflettori su una pratica che, stando ad alcune denunce depositate di recente alla Procura di Napoli Nord non sarebbe isolato (logicamente è una tesi da verificare).
Nel caso più grave, a rivolgersi all’autorità giudiziaria sono i figli di una 70enne del Basso Volturno, deceduta a novembre 2024.
La donna soffriva da tempo di dolori alle anche. La famiglia, su consiglio di conoscenti, contattò il ‘dottor Santoro ortopedico’. Ma finirono nello studio del cugino, situato a Casapesenna.

Convinti che si trattasse del noto specialista, i figli affermano che il medico gli aveva diagnosticato un’infiammazione causata da presunto ‘pus’ e avviato subito un ciclo di infiltrazioni con acido ialuronico. Nessun esame diagnostico approfondito – sostengono i querelanti – fu prescritto, né vennero rilasciate fatture né raccolti consensi informati. Due infiltrazioni dopo, la paziente cominciò a peggiorare, fino alla scoperta – da parte di un altro specialista – di un carcinoma con metastasi epatiche, ossee e polmonari.
Pochi giorni dopo, la donna riportò anche la frattura del collo del femore, che la rese completamente non autosufficiente fino alla morte. “Le sofferenze patite potevano essere in parte evitate – si legge nella querela – con una diagnosi corretta già ad aprile”.
Vicenda molto simile è quella denunciata da un 70enne di Napoli, che racconta di essere giunto allo studio di Santoro convinto di essere stato preso in carico dall’ortopedico. A suo dire, non solo non gli fu mai chiarito l’equivoco, ma gli fu prospettato anche un eventuale intervento alla Clinica Mediterranea.

Pure in questo caso si procedette – leggendo la querela – con un ciclo di infiltrazioni: “Mi praticò la prima seduta durante la visita – racconta il 70enne – senza nemmeno visionare il referto della radiografia”. Quando, dopo mesi senza miglioramenti, lesse online della notizia del rinvio a giudizio per sostituzione di persona, l’uomo capì che il medico che lo aveva curato non era quello che credeva.
“Le modalità erano identiche: uso di carta intestata fuorviante, mancata trasparenza sulla reale specializzazione, promesse di interventi chirurgici mai avvenuti”, aggiunge.

Anche un 72enne di Napoli ha denunciato il medico dello sport per le stesse ragioni. Il paziente racconta di essere stato indirizzato al dottor Santoro ortopedico, ma finito anche lui dallo specialista in medicina dello sport. Dopo le prime visite nello studio al Vomero, fu trasferito a Casapesenna: “Uno studio di grande pregio – scrive il denunciante – dove, però, continuavano le sedute a pagamento senza reali benefici”.
Il 72enne riferisce di aver pagato in totale circa 1.000 euro in un mese, per trattamenti rivelatisi – a suo dire – inutili. Anche lui, solo leggendo dell’inchiesta giudiziaria, ha scoperto che il medico che lo curava non era l’ortopedico delle cliniche rinomate, ma un altro professionista.

Le denunce sono accompagnate da un parere dell’Ordine dei Medici di Caserta, che segnala – esaminando il materiale inviatogli dai legali dei querelanti – il presunto uso “improprio” della carta intestata da parte del dottor Giuseppe Santoro classe ’69. Secondo l’Ordine, la presentazione cumulativa dei titoli accademici avrebbe potuto creare un effetto ingannevole per i pazienti, inducendoli in errore sulle reali specializzazioni del medico.

Il professionista è regolarmente abilitato e iscritto all’Albo, ma – secondo l’ipotesi accusatoria – avrebbe omesso in più occasioni di chiarire di non essere l’ortopedico, anche quando i pazienti lo interpellavano espressamente per patologie di pertinenza ortopedica.
Questi casi sono al vaglio ora della Procura di Napoli Nord (saranno i suoi inquirenti a valutare se ci sono o meno gli estremi per procedere, avviando, magari un’indagine) Logicamente, le denunce, rappresentano le tesi di cittadini, non verità giudiziaria, e quindi dovranno essere esaminate, provate. Il Santoro, medico dello sport, difeso dall’avvocato Antonio Gravante, è da considerare innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile e la possibile attività investigativa potrebbe anche far emergere la sua estraneità rispetto alle condotte contestategli dai querelanti assistiti dall’avvocato Vincenzo Motti. A novembre, come detto, inizierà il processo a carico del Santoro, medico dello sport (dove è parte civile il cugino ortopedico).

A quanto ci risulta, oltre ai casi di cui abbiamo già raccontato, ce ne sarebbero altri che potrebbero sfociare in ulteriori denunce. Come sempre, saranno i giudici a stabilire se si è trattato di dolo, malintesi o semplici errori di comunicazione.
In attesa che la giustizia faccia il suo corso, abbiamo provato a contattare Giuseppe Santoro, il 56enne. Gli abbiamo riferito che alcuni suoi pazienti si sentono “ingannati”, perché si erano rivolti a lui cercando un ortopedico, ma poi hanno scoperto che lui è, in realtà, un medico dello sport.
Ci ha rilasciato poche dichiarazioni, sottolineando che si tratta di “pazienti che lo hanno chiamato e preso un appuntamento”, sostenendo quindi di non averli attratti con false promesse. Ha ribadito di essere effettivamente un medico dello sport, come — a suo dire — risulta in modo chiaro dalla carta intestata, dai siti web e dalle pubblicità che fa. “Mi occupo di medicina conservativa e di ortopedia applicata allo sport da oltre vent’anni — ha dichiarato —. Ma non ho mai parlato di interventi chirurgici”.
È intervenuto anche sul tema dell’omonimia: “Avendo lo stesso nome e cognome, capita che qualche paziente venga da me credendo che fossi l’altro collega. Ma posso citare casi in cui è accaduto anche il contrario. Succede”.
In merito alle denunce ha affermato: “L’unica di cui ero a conoscenza è stata ritirata. Delle altre non so nulla”.
Abbiamo infine parlato anche con il suo legale, l’avvocato Gravante, che ha dichiarato: “Non ha mai detto di effettuare interventi chirurgici. Non c’è alcun inganno”.

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