I NOMI. Sigilli a 3 rivendite di tabacchi tra S. Maria C.V. e Bellona: un affiliato al Clan dei Casalesi…

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Simmaco Maio, Nicola Schiavone e Ferdinando Del Gaudio

CASAL DI PRINCIPE – Tre rivendite di tabacchi per un valore di circa un milione di euro sono state sequestrate dai carabinieri su ordine del Tribunale di Napoli, nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda). L’operazione ha coinvolto sette persone, accusate di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante mafiosa. Chi sono? Simmaco Maio, 56enne di Santa Maria Capua Vetere; Luigi Maisto, 54enne, anch’egli originario di Santa Maria ma residente ad Assisi; Giuseppe Papale, 56enne; Luigi Papale, 36enne; Giovanna Enza Fiano, 41enne, tutti di Santa Maria; Caterina Maisto, 38enne di Caserta; e Franca Raucci, 51enne di Capua.

I tentacoli della mafia sul business dei tabacchi: sette indagati e…

Le indagini, svolte tra il 2021 e il 2022, hanno ricostruito come uno degli indagati, Simmaco Maio, ritenuto dagli inquirenti un concorrente esterno del clan Amato (accusa che ora è al vaglio della Cassazione), avesse intestato fittiziamente le attività per sottrarle a misure patrimoniali, continuando però a incassarne i profitti destinati anche al clan dei Casalesi. Le rivendite di tabacchi sequestrate sono localizzate tra Santa Maria Capua Vetere e il comune di Bellona. Quali sono? Il tabacchi di via Regina Elena a Bellona, gestito tra il 2018 e il 2020 da Caterina Maisto con l’aiuto di Giuseppe Papale e Luigi Maisto, ma riconducibile in realtà a Maio, ritenuto il vero titolare. L’altra attività finita sotto chiave si trova in via Galatina, a Santa Maria Capua Vetere: è stata intestata a Pasquale Maisto e poi a Giovanna Enza Fiano, cognata di Maio. Il terzo tabacchi sequestrato si trova in via del Lavoro, sempre a Santa Maria Capua Vetere, gestito da Luigi Papale, con l’aiuto del padre Giuseppe, ma i suoi utili – dice la Dda – erano destinati a Maio.

I pm Maurizio Giordano e Roberto Patscot della Dda hanno chiesto nei mesi scorsi il rinvio a giudizio dei sette indagati ora destinatari del provvedimento di sequestro (inizialmente respinto dal gip e poi disposto dal Riesame). Il giudice Maria Rosaria Battaglia del Tribunale di Napoli deciderà a breve se rinviare a giudizio i sette imputati (difesi dai legali Angelo Raucci, Rosario Avenia e Delfo Berretti) che restano comunque innocenti fino a sentenza definitiva. Secondo gli investigatori, Maio avrebbe utilizzato parte dei proventi ottenuti dai tre tabacchi finiti sotto chiave per finanziare il clan dei Casalesi. A rafforzare il quadro accusatorio, anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco ‘Sandokan’, e Ferdinando Del Gaudio, ex esponente della famiglia criminale dei Bellagiò.

Il presunto legame di Maio con il clan Amato, centrale nel provvedimento di sequestro delle attività commerciali, emerge da un’inchiesta che nel 2013 portò al suo arresto (misura cautelare poi annullata dal Riesame). In quell’indagine, gli inquirenti lo collegarono alla gestione di slot machine truccate e schede clonate, imposte con metodi estorsivi in numerosi locali del Casertano, da cui il clan traeva ingenti profitti. Per questi fatti, fu condannato in appello a otto anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ma la Cassazione annullò la sentenza, ordinando un nuovo processo per carenza di prove sulla consapevolezza dell’imputato circa la natura mafiosa del sodalizio e per alcune
questioni procedurali. La vicenda, dopo un ulteriore passaggio in Appello, è ora tornata nuovamente all’attenzione della Suprema Corte.

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