CASAL DI PRINCIPE – Chi sbaglia viene degradato, parcheggiato, messo ai margini. E se ha una ‘colpa grave’, licenziato. Proprio come succede in un’azienda guidata da un capo spietato, che non dà seconde possibilità, così accade anche nel clan dei Casalesi. E Giosuè Fioretto, agli occhi di Gianluca Bidognetti Nanà, numero uno della cosca che porta il suo cognome, aveva commesso un errore: si era fatto arrestare per un’estorsione, nell’estate del 2022, ai danni di un imprenditore di Castelvolturno. E a pagare non doveva essere solo lui, che si era fatto beccare, ma anche chi aveva pianificato l’azione delittuosa, cioè Giovanni Stabile.
E che tipo di sanzione c’è per uno che toppa in una compagine mafiosa? Se si tratta di un personaggio di vertice, viene ‘epurato’, perde i galloni di capo. Gianluca Bidognetti, preso atto di questo fallimento operativo, ordinò dal carcere che l’asse Fioretto-Stabile dovesse essere messo da parte per fare spazio a Giuseppe Carrano, conosciuto come Peppe ‘e miano, figlio di Rosalba, sorella della collaboratrice di giustizia Anna Carrino (madre di Nanà). Decisione che il boss, figlio del padrino ergastolano Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e mezzanotte, stando a quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo di Aversa, prese nell’estate del 2022, mentre era nel carcere di Terni.
Una strategia ‘aziendale’ che scontentò, stando a quanto emerso dalle intercettazioni, la zia, Emiliana Carrino (altra sorella di Anna Carrino). La donna viene ‘ascoltata’ dai carabinieri mentre si lascia andare in uno sfogo contro Nanà perché aveva addossato le colpe a suo figlio, Stabile, e di aver esaltato, invece, la figura di Carrano. Quest’ultimo, a detta degli investigatori vicino anche al clan Nappello, stando a quanto ha riferito il collaboratore di giustizia Antonio Lanza er piotta aveva un ruolo importante nelle comunicazioni dal carcere di Nanà: avrebbe messo a disposizione la sua abitazione per telefonare a Gianluca Bidognetti, che in prigione poteva contare su cellulari clandestini.
Dopo questa presunta funzione di collettore tra gli affiliati e il boss in carcere (adesso è stato spostato al 41 bis), Carrano, ipotizzano i militari dell’Arma, sarebbe arrivato a occuparsi di raccogliere i ricavi illeciti dai capizona dei comuni criminalmente controllati da Bidognetti. Un passaggio che quindi lo avrebbe proiettato in una posizione quasi di parità a Nicola Gargiulo Capitone. Quest’ultimo, quando era tornato in libertà dopo un lungo periodo di detenzione, sempre per volontà di Bidognetti, sarebbe stato messo al vertice della cosca affiancando Fioretto. Quel diktat venne dato da Nanà, ha raccontato il collaboratore di giustizia, con una telefonata raccolta da Giovanni Stabile.
Dopo l’errore di Fioretto, stando all’inchiesta condotta dai carabinieri, quell’organigramma viene sovvertito sempre per volontà di Bidognetti. Peppe ‘e miano avrebbe scalato la piramide criminale, arrivando ad affiancare Gargiulo. E ora che anche ‘o capitone è finito in cella (è stato arrestato con una nuova accusa di associazione mafiosa lo scorso aprile), stando a quanto ricostruito dai carabinieri, è Carrano al vertice? Un interrogativo a cui dovrà dare risposta l’attività investigativa coordinata dall’Antimafia.
Peppe ‘e miano era già finito sotto la lente degli investigatori grazie a una conversazione intercettata tra Anna Carrino e sua sorella Rosalba, nel 2020. Una chiacchierata relativa a quella che sarebbe stata l’imminente scarcerazione di Carrano e al timore che potesse essere coinvolto in una faida che in quel periodo era in corso a Chiaiano.
Giuseppe Carrano non è stato raggiunto da misure cautelari per le recenti indagini sul clan Bidognetti ed è da considerare innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Le ricostruzioni degli investigatori e le dichiarazioni dei pentiti, con il prosieguo dell’indagine, potrebbero anche rivelarsi non sussistenti e dimostrare l’estraneità di Carrano alle ipotesi formulate dai carabinieri.
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