Secondigliano, la ‘famiglia’ si riprende il clan Licciardi: il direttorio spodesta i capi

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Pietro Izzo e Maria Licciardi

NAPOLI – Alta tensione nel quartiere Secondigliano. Strappo del direttorio dei Licciardi: da oggi le redini del clan tornano in mano
alla ‘famiglia’. Non sono piaciuti i comportamenti della vecchia guardia: troppo rumore, troppi arresti eccellenti come quello di
Antonio Bruno detto Michelò e riflettori delle forze dell’ordine puntati sulla Masseria Cardone. Anche la fuga di Pietro Izzo ha attirato pattuglioni di polizia e carabinieri nelle palazzine. Potrebbe presto essere costretto alla resa dai vertici, anche se gli investigatori sono cauti: è pur sempre considerato uno dei leader della vecchia guardia dei Licciardi. Tant’è che è un ‘fantasma’ da settimane, vuol dire che probabilmente gode di un’ottima copertura.

Ma torniamo ai fatti recenti. Pietro Izzo, 59 anni, detto Pierino, è ricercato da due mesi per una ordinanza cautelare: l’accusa è estorsione in concorso a un imprenditore edile, impegnato in lavori di ristrutturazione di un edificio al rione Gescal. La squadra mobile della questura ha acceso i riflettori dopo la denuncia della vittima e potrebbero emergere nuovi dettagli. Per quell’ordinanza cautelare sono state già fermate altre due persone. Ecco, i vertici dei Licciardi ritengono che quell’episodio abbia comportato una sovraesposizione dei Licciardi con arresti nel ‘cerchio magico’. Non deve succedere. In altri tempi tutto questo non sarebbe accaduto. Non è l’unico episodio. Il direttorio contesta il modo di agire della vecchia guardia, che espone l’intero sodalizio. Senza dimenticare che i Licciardi sono nel cartello dell’Alleanza di Secondigliano con i Contini e i Mallardo. Insomma devono rispondere ad altri due sodalizi.

Da qui la decisione di riportare il comando all’interno della famiglia della Masseria. Lo raccontano le ultime informative della questura. Poco tempo fa c’è stata tensione anche col capo del gruppo del Don Guanella, poi convocato dai vertici. Al tavolo si è detto che bisogna rispettare
le gerarchie ed evitare disordini interni in nome degli affari. Soprattutto non servono i riflettori di Procura e forze dell’ordine. Il caos attira gli inquirenti. Nel cuore del quartiere Masseria, roccaforte del clan Licciardi, regna una quiete insolita: colonnelli e nuove leve si vedono poco in
giro. Secondo gli investigatori, questo coprifuoco è il segnale di una forte tensione e insicurezza interna al clan, suggerendo che le gerarchie e gli schemi tradizionali siano saltati.

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