Enrico Rava in concerto al Pomigliano Jazz: il trombettista presenterà il progetto Fearless Five

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Enrico Rava

NAPOLI (Antonio Di Somma) – La tromba di Enrico Rava torna in Campania con un progetto che negli ultimi anni ha ribadito, una volta di più, la sua centralità nella storia del jazz europeo: Fearless Five. L’appuntamento è per sabato 6 settembre 2025, ore 20:30, in una delle location più suggestive dell’estate campana, il piano binari della Stazione EAV–Circumvesuviana di Pomigliano d’Arco (Viale Giuseppe Luraghi), cuore pulsante della XXX edizione di Pomigliano Jazz in Campania. È la cornice ideale per un concerto che vive di frizioni poetiche: l’acciaio dei binari e l’aria aperta, il respiro lirico del flicorno e la spinta ritmica di una band che guarda avanti senza rinnegare la tradizione.

La line-up è di quelle che fanno la differenza: Rava (tromba, flicorno), Matteo Paggi (trombone), Francesco Diodati (chitarre), Francesco Ponticelli (contrabbasso), Evita Polidoro (percussioni e voce). Un quintetto con un’idea di suono precisa: combinare la cantabilità ravaiana – cesellata in decenni di palchi – con una ritmica moderna e un tessuto armonico chitarristico che apre finestre su territori rock e cameristici. Ne nasce un flusso narrativo che alterna episodi meditativi, firmati dal timbro crepuscolare del flicorno, a scatti improvvisativi in cui il trombone di Paggi disegna controcanti mobili, la chitarra di Diodati increspa l’orizzonte, Ponticelli orchestra dal basso e Polidoro spinge con una percussività duttile, coloristica.

Il contesto del trentennale di Pomigliano Jazz aggiunge un valore simbolico: il festival – diretto da Onofrio Piccolo – ha trasformato luoghi non convenzionali in palcoscenici identitari e il ritorno di Rava sui binari sancisce una continuità tra memoria e contemporaneità. A completare il quadro, la programmazione 2025 mette in dialogo Rava con Andrea Motis, Davide “Boosta” Dileo con Adrian Sherwood e Enrico Pieranunzi: un asse che attraversa cool, dub, elettronica, camerismo mediterraneo, confermando l’indole trasversale del cartellone. Se il jazz è un punto di vista sul mondo, Pomigliano lo rilancia come esperienza urbana e condivisa.

Sul piano strettamente musicale, ci si può attendere una scaletta che alterna original e standard filtrati dalla poetica ravaiana, con spazi ampi per la comunicazione interna del gruppo: Rava non “impone” il chorus, lo chiama – lasciando che le traiettorie dei singoli diventino narrazione collettiva. In questo sta, da sempre, la sua modernità. E sui binari di Pomigliano, tra il passaggio ideale dei treni e quello rea
le del tempo, il suo suono resta una firma che non scolora.

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